Sfilata di moda dark davanti al Tempio Votivo al Lido di Venezia, l’ira del Patriarcato
Musica gotica e modelli in slip, la Curia aveva detto no per tre volte ma è arrivato il via libera del Comune. Chiesta la rimozione delle immagini: «Violata la sacralità del luogo»

VENEZIA. Musica gotica dalle casse. Modelli che sfidano il freddo con slip, stivali e abiti dalle tinte dark e post-apocalittiche. Effetti scenografici con il fumo.
E il sacrario del Tempio Votivo del Lido, dove sono custodite le spoglie di migliaia di caduti della prima guerra mondiale, a fare da sfondo.
Diventa un caso l’ultima sfilata del famoso stilista statunitense Rick Owens, con il Patriarcato di Venezia che nega di aver mai autorizzato lo show e chiede addirittura la rimozione da internet delle immagini in cui compare il luogo sacro restaurato da poco più di un anno. E tutt’ora chiuso al pubblico. Un passo indietro.

Lo stilista americano Rick Owens
Lo scorso ottobre, Rick Owens aveva preferito il piazzale del Casinò del Lido alla fashion week di Parigi per presentare la nuova collezione donna. Con un’architettura razionalista a fare da cornice, le immagini delle modelle in micro shorts e stivali in pelle erano rimbalzate sui più grandi magazine di settore del mondo. Una scelta di cuore, così l’aveva giustificata l’artista.

Owens, nato in California e da dieci anni residente a Parigi, dal 2010 non perde infatti occasione per venire al Lido in estate nella sua casa affacciata sul mare. Ed è proprio qui, con le passerelle del mondo chiuse per la pandemia, che ha deciso di presentare le sue nuove collezioni. Ieri toccava a quella uomo 2021-2022.
Tra autorizzazioni e polemiche, scatta il giallo. Owens, contattato, fa sapere che sarà disponibile a parlare nei prossimi giorni. Negli ultimi mesi, lo staff dello stilista aveva più volte contattato il Patriarcato di Venezia per sondare la disponibilità a girare qualche ripresa (aerea e dalla strada) dei nuovi capi d’abbigliamento sul Tempio Votivo, di proprietà della curia e finita di restaurare nel 2019 con circa 2 milioni di euro. Autorizzazione che, come fa sapere il Patriarcato, era stata negata. Non per una ma per ben tre volte.

Non per un atteggiamento di chiusura, quanto piuttosto per una questione di rispetto verso la sacralità di un edificio che conserva le spoglie di 2.691 caduti della prima guerra mondiale (tra cui l’irredentista Nazario Sauro e l’aviatore Pier Luigi Penzo), 108 decorati al valor militare e 403 militi ignoti, 449 caduti durante la seconda guerra mondiale, e altre centinaia tra decorati al valor militare, militi ignoti e ufficiali medagliati. In alternativa, era stata offerta un’altra sistemazione in un altro periodo dell’anno.
In realtà, un’autorizzazione alla sfilata di ieri esiste ed è stata rilasciata da Vela (partecipata del Comune). Con Venezia diventata set cinematografico per tante produzioni italiane e straniere, l’obiettivo era di rilanciare l’immagine del Lido. Il permesso per le riprese (tutto a basso impatto, secondo le promesse dello staff dello stilista) riguardava una porzione di riviera Santa Maria Elisabetta. Fatto sta che ieri, il piazzale del Tempio Votivo era off-limits sotto lo sguardo dei body guards, dei curiosi, e degli agenti della polizia locale a controllare la viabilità. Non solo. Gli spazi del patronato di Santa Maria Elisabetta, solitamente destinati ad attività parrocchiali, sono stati utilizzati come camerini dai collaboratori dello stilista dopo essere stati aperti dal parroco («un equivoco», la spiegazione della curia). Fatto sta che il Patriarcato ieri è rimasto sbalordito dalle riprese dei modelli sulle scalinate del sacrario al ritmo di musica («Hellrap» il titolo della canzone) e tramite don Gianmatteo Caputo, delegato per i beni culturali, ha chiesto di rimuovere le immagini e le riprese in cui compare il Tempio Votivo. —
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