«Sfido don Bonini a un “duello” pubblico»

Il direttore generale Marco Agostini lascia polemicamente la Fondazione Duomo e replica a muso duro all’arciprete
Di Mitia Chiarin

Dimissioni che fanno rumore alla Fondazione del Duomo di Mestre. Dopo le dure parole contro gli “stipendi d’oro” dei direttori del Comune lanciate da don Fausto Bonini dalle pagine della “Borromea” e di “Piazza Maggiore” con l’invito a donare 500 euro al mese per aiutare famiglie in difficoltà, la fondazione presieduta da Paolo Costa perde i due rappresentanti del Comune: si sono dimessi Marco Agostini, direttore generale, e Michele Casarin, direttore della Municipalità di Marghera. Lo hanno annunciato su Facebook. «Non posso collaborare con chi è scandalizzato dal mio lavoro! Tra qualche giorno vorrei confrontarmi anche pubblicamente sul merito dello scandalo. E forse qualcuno dovrà dimettersi da uomo!», scrive Marco Agostini. Casarin si dice «amareggiato e profondamente deluso». La critica è diretta ai direttori del Comune, dirigenti con alti stipendi. Alcuni esempi: proprio il direttore generale prende 184.156 mila euro lordi l’anno ed è il più pagato. Giulio Gidoni (Avvocatura civica) arriva a 161.920 euro, Maria Maddalena Morino (Risorse Umane) a 132 mila euro. Pochi, sotto i 100 mila euro:tra questi Casarin che avrebbe preferito, dice, un «richiamo alla carità rivolto a tutti, dirigenti e professionisti che guadagnano di più, senza puntare il dito solo contro il Comune». «Le parole di don Bonini sono apparse sull’organo informativo della fondazione di cui faccio parte e non ero stato informato. A parte questo, non capisco perché don Bonini se l’è presa solo con i direttori del Comune e non con tutti gli altri dirigenti italiani, come i medici ospedalieri, ad esempio, che hanno analoghe retribuzioni», dice Marco Agostini. «I nostri stipendi sono trasparenti e noti a tutti e il rapporto con i livelli retributivi più bassi è di uno a cinque. Dichiararsi scandalizzato ha un chiaro significato per un cattolico». Agostini, cattolico, cita più volte il vangelo di San Matteo che invita a stare lontano da chi è fonte di scandalo: «Non credo che i dirigenti del Comune e il sottoscritto producano scandali. Don Bonini, nella sua funzione pastorale, invita ad azioni caritatevoli e tutti siamo qui per fare la nostra parte: ma imporre una cifra è laicamente di cattivo gusto». Pochi giorni fa, racconta Agostini, don Bonini gli aveva scritto per segnalargli un caso da aiutare e lui, fa capire, era pronto a fare la sua parte. Ma ricorda che non si fa sfoggio della carità: «La destra non sappia cosa fa la sinistra», dice. «Mi sono dimesso per non portare altro scandalo, ma se don Bonini vuole parlarmi sono qui». Il parroco di San Lorenzo, nel tardo pomeriggio, interviene ancora. «Nell’articolo non esprimo nessun giudizio sulle persone, né tantomeno sul lavoro delle persone. Mi sono detto scandalizzato “da questa situazione così gravemente ingiusta” in cui a fronte di persone con retribuzioni molto molto alte, ci sono famiglie che non arrivano a fine mese. Lo scandalo è la forbice che si allarga tra poveri e ricchi, tra famiglia e famiglia, alcune ricche, alcune disperate. Non propongo soluzioni, che competono a chi governa la cosa pubblica: da sacerdote e da parroco ho suggerito gesti di concreta carità, compiuta in modo evangelico, da chi può, nella misura in cui può. E tra l’altro sono convinto che molti lo fanno già». Ma il dibattito infiamma un Comune dove il malcontento monta visto che i dipendenti comunali temono tagli ai salari fino a 500 euro per effetto del mancato rispetto del patto di stabilità. Mentre i dirigenti non sono toccati. «In due anni abbiamo subito tagli per 600 mila euro», insiste Agostini. Al suo fianco, il segretario del sindacato dirigenti Maurizio Dorigo. «La norma che fissa i nostri compensi secondo contratto nazionale», dice, «è la stessa che contiene l’esclusione della chiesa dal pagamento dell’imposta sulle proprietà immobiliari. Avrei preferito una omelia contro l’evasione fiscale: i dirigenti pagano tasse molto alte, sono stati assunti con concorsi, hanno alte responsabilità e rispondono penalmente degli errori, sono gran lavoratori. Certo, sono fallibili. E sul fare carità, ognuno agisce in base alla propria coscienza e con scelte anche al di fuori delle religioni». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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