Sexy ricatto all’amante, finisce a processo
VENEZIA. È approdata davanti al giudice monocratico Stefano Manduzio una vicenda di corna, video e foto sexy, amore nato su Facebook e minacce di pubblicare il materiale hot sul social network. A processo un 45enne napoletano che deve rispondere di tentata estorsione e diffamazione aggravata dall’uso del social network nei confronti di una cinquantenne veneziana per fatti che risalgono a tre anni fa.
La relazione tra la donna, con un matrimonio che scricchiolava alle spalle, e il napoletano era nata su Facebook. Tra i due inizialmente il rapporto era a distanza, si basava su WhatsApp, Skype e Faceboook ed era condito dallo scambio di fotografie e video intimi, con invii da entrambe le parte. Ad un certo punto, quando i contatti si erano fatti via via sempre più frequenti, il napoletano e la veneziana avevano deciso di incontrarsi, dandosi appuntamento in una camera d’albergo sul litorale. Erano stati due giorni “caldi”, dopodiché il 45enne partenopeo era come sparito, non rendendosi più rintracciabile dalla donna. Qualche giorno dopo, la relazione clandestina tra i due era esplosa: lui, travolto dalla gelosia, si era scagliato via messaggino contro l’amante apostrofandola come “prostituta” e quant’altro.
Poi il napoletano era passato ai fatti, pubblicando su Facebook una foto della veneziana con il seno nudo che sarebbe stata scattata durante l’incontro in hotel. Terrorizzata per le possibili conseguenze di questa pubblicità sulla tenuta del suo matrimonio, la donna aveva bloccato il profilo Facebook dell’uomo, e così aveva invitato a fare anche alle sue amiche. Lui allora aveva alzato il tiro, minacciando l’amante di tappezzare il paese dove lei viveva delle sue foto intime, oltre che di pubblicare gli scatti hot sulla bacheca social del figlio e del marito di lei. Poi era arrivata la nuova richiesta del partenopeo: l’invio di un video di natura sessuale della stessa donna con il marito. Lei si era rifiutata e il 45enne l’aveva ancora una volta minacciata di pubblicare un paio di suoi scatti intimi al giorno.
La donna, a quel punto, si era presentata ai carabinieri per sporgere denuncia nei confronti del 45enne. Erano quindi scattate le indagini e nei mesi scorsi era arrivato il rinvio a giudizio da parte del gup Alberto Scaramuzza con le ipotesi di reato di tentata estorsione e diffamazione aggravata dall’utilizzo di Facebook. La prima udienza davanti al giudice monocratico, la cosiddetta udienza filtro, era fissata per ieri mattina in tribunale a Venezia ma è stata rinviata a causa dell’assenza dell’avvocato dell’imputato. La donna non si è costituita parte civile nel procedimento.
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