Sexting, la psicologa: «I giovani non hanno colpe, educhiamoli a gestire i social»

Laura De Faveri: oggi tutto viene mercificato, in questo mercato è bene sapere che ci sono gli approfittatori

MESTRE. «La rete è piena di pericoli, ma non dobbiamo colpevolizzare i giovani perché non sarebbe la giusta impostazione da assumere». La psicologa e psicoterapeuta Laura De Faveri ha ben chiare le idee in merito a questi scenari in cui ragazzi e ragazze sono vittime degli “orchi” del web. Ha analizzato a fondo l'argomento che è di stringente attualità e coinvolge migliaia di giovani, le loro famiglie, le scuole che frequentano o i luoghi di lavoro.

Ci sono persone senza scrupoli che hanno imparato a usare computer e telefonini e ad avere dimestichezza con i mezzi informatici in genere. Ma soprattutto utilizzarli per i loro scopi esecrabili, che possono essere legati al guadagno puro e semplice, oppure al bullismo e la violenza o lo sfruttamento, quasi sempre di natura sessuale.

«I veri responsabili però non sono i ragazzi», spiega la psicologa, «sono i genitori e gli educatori che non li informano o li seguono come dovrebbero. È un aspetto molto serio della crescita e maturazione, non possiamo lasciarli soli. L’orco c'è sempre stato, solo che adesso è anche lui tecnologico e si aggira in rete. Purtroppo, neppure i genitori e docenti spesso lo sanno, ma è loro obbligo informarsi. Il ragazzo tende a voler cercare nuove relazioni per allontanarsi e svincolarsi dalla famiglia, così utilizza lo strumento dei social network. Normale che lo faccia con gli strumenti forniti oggi dalla tecnologia. Il problema che emerge con i social media. Piuttosto è che tutto viene mercificato, regna l'apparenza, bisogna mostrare qualcosa di interessante di se stessi. Diventa tutto come un grande supermercato in cui è possibile scegliere il prodotto secondo un rapporto di qualità prezzo molto particolare. Un mercato che ha le sue insidie e gli approfittatori. Ma questo non sempre i giovani sono in grado di capirlo e allora la famiglia deve essere aggiornata e lo stesso gli educatori che devono mettere in guardia queste generazioni».

«Ragazzi e ragazze», conclude, «che hanno grandi capacità di navigare in rete, usare un cellulare o un computer, installare un programma, ma ancora non sanno riconoscere i pericoli rappresentanti da persone spietate che li usano per i loro raggiri o devianze».

Usano i cellulari come fossero dei pallottolieri, scaricano una app e la imparano a usare in pochi minuti, ma non sanno ancora cosa certi appartenenti al genere umano è capace di fare nel seguire in modo incontrollato i suoi biechi istinti. (g.ca.)

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