Sette vigili in Procura ultimatum di Ca’ Farsetti
Se entro la fine del mese la Procura generale o, meglio, il ministero della Giustizia, non invierà i soldi spesi per gli stipendi, il Comune dal primo giorno di giugno ritirerà i sette vigili urbani che prestano servizio negli uffici della Procura della Repubblica. E il procuratore generale Antonino Condorelli ha già inviato una lettera al procuratore della Repubblica Luigi Delpino spiegando che, visto che i soldi non ci sono, deve lasciar andare i sette. Si tratta di uomini e donne che da anni, ormai, prestano servizio in Procura e occupano tutti posti di lavoro importanti: c’è chi fa da segretario a un pubblico ministero, chi coordina il flusso delle intercettazioni telefoniche della Direzione distrettuale antimafia, chi si occupa della documentazione in arrivo per quanto riguarda gli incidenti stradali con feriti o morti.
La Procura di Venezia - ma accade in tutta Italia - ha risolto per ora e in parte l’insufficienza di organico del personale amministrativo (supera ormai il 30 per cento) chiedendo ai Nuclei di Polizia giudiziaria alle dipendenze del procuratore di distaccare poliziotti, carabinieri finanzieri e vigili urbani negli uffici: svolgono un ruolo di supplenza. Spesso negli uffici di ogni pubblico ministero o in quelli rivolti al pubblico lavorando gomito a gomito dipendenti del ministero della Giustizia e appartenenti alle forze dell’ordine. Se non ci fossero questi ultimi l’attività delle Procure sarebbe in parte paralizzata. E questa mossa del Comune ha colto di sorpresa magistrati e personale, ma anche la mancata reazione del procuratore generale, che anzi ha invitato il procuratore ad esaudire la richiesta di Ca’ Farsetti, e del procuratore della Repubblica, che non ha insistito per trattenere i sette vigili urbani, ha suscitato critiche e commenti poco benevoli.
Tra l’altro, la questione dei soldi degli stipendi non sembra irrisolvibile. I sette vigili hanno continuato a ricevere gli stipendi dall’amministrazione comunale, che dovrebbe essere risarcita dal ministero della Giustizia, così come accadeva quando, fino allo scorso anno, era il Comune ad occuparsi delle sedi giudiziarie e delle spese per luce, acqua e telefoni. Spese che poi toccava al ministero della Giustizia risarcire. Il Comune di Venezia si lamenta perché, per quanto riguarda gli stipendi dei sette, non avrebbe mai visto un euro. Ma dal ministero si sarebbero dichiarati disponibili, quindi si poteva e si può arrivare ad un compromesso, ma nessuno, almeno per ora, sembra volerlo e cercarlo. Il rischio è una mezza paralisi dell’attività della Procura.
Giorgio Cecchetti
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