Sette ore di scontro in Consiglio comunale poi il via libera a stadio e palasport da 300 milioni a Mestre

Respinti tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Assente Brugnaro, l’assessore De Martin tiene il punto

Mitia Chiarin

MESTRE. Come uno schiacciasassi, la maggioranza di centrodestra ha portato giovedì in consiglio comunale, dopo una discussione di circa sette ore, alla approvazione la delibera che autorizza il sindaco ad andare alla firma dell’accordo di programma Comune-Città metropolitana per realizzare il progetto di stadio e palasport nei terreni del Quadrante di Tessera.

Nessun ripensamento; il verdetto finale è secco: 21 voti favorevoli, 12 voti contrari (4 assenti, sindaco compreso). Non contano nulla i dati del sondaggio con 2 mila partecipanti della lista “Terra e acqua” che boccia il progetto finanziato solo da fondi pubblici e la pregiudiziale di Marco Gasparinetti con invito a rinviare il voto dopo la variazione di bilancio la prossima settimana. L’opposizione, con tutte le differenziazioni interne, quindi vota contro. La 5 Stelle Visman si dice contraria anche al consumo di suolo in zona agricola. Contraria Cecilia Tonon (Venezia è tua) che non è mai stata contraria alla cittadella dello sport e che richiedeva una maggiore differenziazione di capienza tra lo storico Penzo e il nuovo stadio.

Vota contro il Pd che con le giunte di centrosinistra aveva inserito nel Pat la cittadella dello sport a Tessera. Un voto contrario rafforzato dal fastidio per il mancato accoglimento dei 12 emendamenti di opposizione (sei Pd, quattro di Gasparinetti, due di Cecilia Tonon). La maggioranza (lista Brugnaro, Lega Nord, Fi, Fdi) manda avanti un progetto che nasce su terreni pubblici (del Casinò) e finanziato con 190 milioni comunali e circa 93 milioni di euro dal Pnrr (si ricorre a 95 milioni di mutui e 78 milioni di avanzo di bilancio). Si utilizzano anche i 17 milioni della legge speciale, congelati per anni da Save per la viabilità di Tessera che resta senza bypass finanziato.

La delibera autorizza il sindaco di Venezia Brugnaro a fare l’accordo con il sindaco metropolitano, cioè con se stesso. Nel dibattito aleggia uno spettro, l’espansionismo aeroportuale, riemerso dopo l’intervista a Marchi (Save) del nostro giornale. Trabucco e Saccà provano ad innestare dubbi sul futuro, spiegando che il cemento che il Comune annuncia di togliere, sicuramente lo realizzerà la Save.

L’assessore De Martin prova a rassicurare. «Cancelliamo dal Pat 600 mila metri cubi di previsioni per commerciale, direzionale, ricettivo-alberghiero. Funzioni che vengono eliminate e non sono trasferibili altrove». L’altra critica è all’uso di fondi europei e comunali per finanziare in toto l’operazione che oltre ai due impianti sportivi, comprende una area educational (tutta da finanziare) e 79 ettari di bosco.

«Ma non è escluso il finanziamento di privati», dice l’assessore. La sentenza finale nelle parole, critiche, di Gianfranco Bettin (Verdi progressisti). «Così paga Pantalone», dice criticando i consiglieri di maggioranza che definiscono il voto come storico. «Stiamo dando un mandato in bianco al sindaco. Questa maggioranza ha vinto le elezioni senza plebiscito e nel programma elettorale non aveva scritto che stadio e palasport lo pagava il pubblico. Oggi la urgenza vera è una iniezione potente sulla città, su Porto Marghera; salvare Venezia con azioni di vera sostenibilità è un fatto storico».E intende muovere i Verdi in Parlamento europeo mentre Giovanni Andrea Martini (Tutta la città insieme) prende carta e penna e scrive un doppio appello a Ursula Von der Leyen e al ministro Franceschini per fermare il progetto. E dice:«Serve una vera transizione». La Pd Monica Sambo ribadisce: «Ambiente, lavoro e residenza sono i pilastri da finanziare con i fondi del Pnrr».

Alla fine il Pd prova con alcune mozioni ad apportare modifiche ma non tutta l’opposizione appoggia.

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