Settant’anni d’amore per Giovanni e Armida: oggi le nozze di titanio

Noale. Si sono conosciuti nel 1945, appena finita la guerra e si sposarono tre anni dopo. Il matrimonio? Tutti in bici

NOALE.Una favola. Una storia che di questi tempi è una perla rara, quasi da non credere: 70 anni di matrimonio. Nozze di titanio, si chiamano, e se quelle d’oro, dopo mezzo secolo, sembrano già un gran traguardo, Giovanni Ballon e Armida Pavan sono andati oltre. Proprio oggi, nel 1948, diventarono marito e moglie ma nel 2018 l’amore è lo stesso di allora.

Residenti a Noale, i due si conobbero nel 1945 appena dopo la fine della seconda guerra mondiale. Lui, classe 1925 e nato a Levada di Piombino Dese (Padova), lei del 1929 proveniente da San Biagio di Callalta (Treviso) dove visse fino al 1939, quando la sua famiglia, insieme ad altre 20 mila venete inviate da Mussolini, partì per Bengasi, in Libia. Solo un anno dopo, poco prima dello scoppio del conflitto, lei e due sorelline furono riportate in Italia a Bologna in una colonia per bambini figli dei coloni. Armida entrò subito nel cuore di Giovanni non appena la vide, tanto da macinare ogni sera chilometri a piedi per incontrarla. Il matrimonio arrivò tre anni dopo: gli sposi in macchina e tutto il corteo degli invitati dietro, in bicicletta.

Era un’altra epoca, un’altra Italia. Dalla loro decennale unione sono nati quattro figli: Ottorino, Giuseppe, Manuela e Stefania. Da qui, arrivarono due generi e altrettante nuore (Ivano, Claudio, Lidia e Graziella), otto nipoti (Daniele, Alberto, Barbara, Veronica, Diletta, Federica, Sara, Chiara), tre pronipoti, Eleonora, Giovanni (che porta il nome del bisnonno) e David.

Giovanni visse nel Padovano sino al 1953, quando con la moglie, ai loro primi due figli Ottorino e Giuseppe, ai genitori di lui e un fratello, si trasferirono proprio a Noale. Da solo emigrò in Francia per sei anni, lavorando nelle miniere spesso senza fare giorni di riposo, ma ritornò in Italia nel 1958 alla nascita della terza figlia Manuela. «Ho sempre avuto come primo interesse la famiglia»,racconta di sé l’uomo, «donandomi tutto».

Ma, a proposito, cosa serve per far durare un matrimonio? «Ci vogliono pazienza e perdono», dice la signora Armida. Saggezza di vita. —


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia