«Servono cinque milioni per il tempio romano»

Un appello del sindaco di Campagna Lupia al ministero dei Beni culturali Un sito archeologico importantissimo che è stato interrato dopo i furti
Di Alessandro Abbadir

CAMPAGNA LUPIA. «Chiedo al ministero dei Beni culturali 5 milioni di euro per poter riportare alla luce l’antico santuario romano di Lova che potrebbe diventare, insieme alla chiesetta medievale di Lugo, punto di riferimento importante per la storia e il turismo della Riviera. Ora il sito archeologico è stato interrato per paura delle continue razzie che nel corso degli anni si sono succedute». È la richiesta al ministro Dario Franceschini del sindaco di Campagna Lupia, Fabio Livieri.

Il sito di Lova è stato portato alla luce dal gruppo archeologico Mino Medoaco e dall’ associazione Ristar Veneto Onlus al termine di una campagna di scavi voluta dal Comune di Campagna Lupia insieme con la Soprintendenza dei Beni Archeologici del Veneto. Si tratta di un santuario di epoca romana ampio 30 metri per 45 metri. Un santuario, un recinto sacro a cielo aperto, sorto a ridosso di un sito preesistente paleoveneto.

Il complesso sarebbe stato costituito da diversi edifici porticati aperti su una corte centrale interna e affiancati da uno spiazzo. A Lova sono frequenti da tempo i ritrovamenti nella zona che si trova ad ovest del fiume Cornio, ai margini della laguna. Ciò aveva spinto la Soprintendenza archeologica del Veneto a indagini fin dal 1990. A questo primo intervento a partire dal 1991 e fino al 1998 sono seguite diverse campagne di scavo. L’ultima tre anni fa, ha rilevato l’esistenza di un complesso architettonico monumentale di notevoli dimensioni. Sulla base dei reperti rinvenuti, in particolare di bronzetti figurati riferibili a stipi votive, questo complesso è stato riconosciuto come un luogo di culto attivo fra il II secolo a.C. e il I d.C. All’esterno dell’area sacrale a pianta rettangolare e con un porticato sono state individuate delle fosse, legate ad una fase di seppellimento rituale. Fosse contenenti concentrazioni di ossa di animali, ceramiche, frammenti di collante dei bracciali di bronzo. È stato rinvenuto anche un monolito di calcare finemente decorato e i resti di un pozzo di epoca romana.

«Questo santuario di chiara origine romana - spiega l’archeologo Giulio Carraro - era posto alla foce di uno dei rami del Medoacus, l’antico Brenta. Sono stati fatti molti ritrovamenti di gioielli , sarebbe opportuno catalogare i materiali anche in un apposito museo dell’area».

Il sindaco Fabio Livieri va oltre. «Con una campagna scavi ben condotta e con la creazione di camminamenti sul modello di quelli di Aquileia- spiega Livieri - sarebbe possibile creare un sito turistico importantissimo per tutta l’area della laguna sud».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia