Serve un marchio per frutta e verdura

VENEZIA. Banconi della frutta con mele, pere e pesche. Magari il loro aspetto è invitante e dopo averle assaggiate si dimostrano gustose, ma da dove vengono? Ieri mattina nella Camera di Commercio di...
Giochi olimpici Venezia 2020- CROSTA Giochi olimpici Venezia 2020
Giochi olimpici Venezia 2020- CROSTA Giochi olimpici Venezia 2020

VENEZIA. Banconi della frutta con mele, pere e pesche. Magari il loro aspetto è invitante e dopo averle assaggiate si dimostrano gustose, ma da dove vengono? Ieri mattina nella Camera di Commercio di Calle XXII Marzo si è svolto l’incontro «Facciamo affari puliti a Venezia» con Iacopo Giraldo, presidente Coldiretti Venezia, Roberto Tommasi, referente di «Libera Veneto» e Roberto Crosta, segretario generale della Camera di Commercio veneziana.

Il pubblico era formato in prevalenza da una trentina di studenti che stanno partecipando al «Giardino della Legalità», il workshop di una settimana nella villa confiscata di Felice Maniero a Campolongo che i ragazzi stanno sistemando, ripulendo il giardino. «L’illegalità», ha detto Giraldo, «s’infiltra quando il prodotto arriva senza tracciabilità nel mercato. Per adesso la legge che impone l’etichetta l’abbiamo ottenuta sulla carne, sull’olio, su molti formaggi e sul pesce, ma gran parte della frutta rimane scoperta e lo dimostra il fatto che non ha prezzo sul mercato perché conviene comprarla fuori. Molto spesso proviene da Paesi che si affacciano sul Mediterraneo ma che non sono italiani, come Egitto, Israele o Marocco e vengono spacciati come nostrani. In Italia c’è un giro di 60 miliardi di falso Made in Italy che potrebbero tornare a far crescere il mercato interno». I giovani presenti hanno ascoltato e portato la loro esperienza.

«Le infiltrazioni possono essere ovunque», ha detto Crosta, «per esempio qualche anno fa si è scoperto un giro abusivo di trasporto turisti al Tronchetto e la Camera di Commercio si è costitutita parte civile per tutelare le aziende che svolgevano quel tipo di trasporti legalmente».

Vera Mantengoli

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