«Serve l’impianto di smaltimento per dimezzare i costi a Murano»

Richiesta di De Majo (Confindustria) alla Commissione consiliare sulle prospettive delle vetrerie La proposta verrà formulata anche a Roma. Gli altri nodi: marchio, piano industriale e zona franca
Di Vera Mantengoli

MURANO. Un impianto di smaltimento per il vetro potrebbe essere una delle soluzioni più fattibili in un immediato futuro per abbattere il 50% delle spese delle vetrerie muranesi. Per adesso la proposta di Lucio de Majo di Confindustria sta ottenendo l’approvazione di tutti i consiglieri comunali, al contrario di altre idee che ancora dividono maggioranza e opposizione. Ieri, il consigliere fucsia Paolo Pellegrini ha indetto una commissione che si è focalizzata - per la prima volta dall’insediamento della nuova giunta - sulla situazione delle vetrerie muranesi. Erano presenti Confartigianato, Confcommercio, Confindustria e Promovetro. L’assessora al commercio Francesca Guzzon è rimasta per poco, assenza che non è passata inosservata all’opposizione.

Dopo tre ore sono emersi più scenari sul futuro dell’isola che attualmente ospita 150 aziende per 1100 addetti per un fatturato di 165 milioni all’anno. In media però ogni azienda perde 45 mila euro.

Impianto. Oggi gli scarti del vetro vengono lavorati in provincia di Vicenza. Avendo il vetro minerali all’interno, deve essere smaltito seguendo un determinato processo. Se questo impianto venisse realizzato a Murano, le imprese risparmierebbe sul trasporto e potrebbero comprare o vendere il vetro riciclato. L’idea potrebbe essere rilanciata concretamente a Roma il prossimo 26 luglio quando Confindustria e Confartigianato parleranno con il sottosegretario Enrico Zanetti di «Zona Franca Urbana» e «Marchio».

Zona franca urbana. È ancora un’idea, ma non è escluso che si possa davvero concretizzare. Si tratta di agevolazioni che in genere si danno a zone terremotate, ma che potrebbero essere considerate all’interno della Legge Speciale, dato che Murano è l’unica isola che ospita la sola zona industriale rimasta a Venezia. Roberto Crosta, Lucio de Majo e Gianni De Checchi ci stanno riflettendo seriamente, ma non tutti i consiglieri ritengono sia la strada migliore, in particolare Sara Visman dei 5 Stelle, che prima suggerisce di verificare le sale di vendita del vetro e lo stesso Pellegrini che afferma che «bisognerebbe accertare il giro di affari nell’isola».

Marchio. Sono solo 50 le aziende che hanno il marchio Promovetro: «Se la marca è più forte del marchio», spiega De Majo riferendosi ai big del vetro, «allora si preferisce andare avanti con il proprio brand. Il marchio dovrebbe essere obbligatorio». Se il marchio venisse rafforzato avrebbe più potere sul mercato.

Piano industriale. Nicola Pellicani del Pd ha lanciato l’idea di un piano industriale, l’ultimo attivato nel 1998 per Porto Marghera e poi esportato a Murano: «Creare un piano industriale», ha sostenuto, «significa creare le condizioni per ripartire. Se le imprese si mettessero insieme potrebbero per esempio risparmiare sull’energia». Contrario Pellegrini: «Stiamo parlando di un ambiente in cui c’è una competizione fortissima», ha replicato, «e non di compagni che si uniscono. Il piano industriale non funziona».

Comune. Dove sono finiti i 135 mila euro stanziati in Bilancio per Promovetro e mai arrivati? De Checchi di Confartigianato ha posto la domanda, ma nessuno sapeva nulla. La sede di Promovetro dovrà andarsene dalla Scuola Abate Zanetti, ma si è chiesto all’amministrazione di prendere in considerazione un progetto già pronto per un’ex conteria del Comune in disuso. Si è anche fatto presente che, in occasione di cerimonie ufficiali, Vela potrebbe usare le eccellenze del vetro.

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