Sequestrati quattromila metri quadri di tessuto contraffatto della "Burberry"
VENEZIA. I militari del I Gruppo della Guardia di Finanza di Venezia hanno sequestrato circa 4.000 metri quadrati di tessuto riproducente il famoso motivo a tartan “Burberry Check”, necessario per il confezionamento di capi d’abbigliamento d’alta moda e biancheria per la casa, a Concordia Sagittaria, nel Veneziano, e a Moncalieri (Torino). Tre i soggetti denunciati, un cittadino cinese e due italiani, in qualità di legali rappresentanti dei due esercizi sottoposti a perquisizione. Nel caso di Moncalieri, la perquisizione eseguita nei locali aziendali ha permesso di individuare un deposito che consegnava in tutta l’Italia il tessuto contraffatto.
I Baschi Verdi del Nucleo Operativo Pronto Impiego del I Gruppo Venezia sono arrivati a scoprire la rete dopo una complessa indagine che ha permesso di scoprire la distribuzione del tessuto contraffatto, parte integrante di un sistema di commercializzazione che si presentava formalmente come lecita, ma che in realtà occultava un’articolata e sleale attività di contraffazione. La peculiare azione di polizia giudiziaria, di fatto, altro non è che la conseguenza dello sviluppo di dati acquisiti in analoghe operazioni svolte a cavallo dei mesi di aprile e giugno di quest’anno, quando furono sequestrati altri 2.000 metri quadrati dello stesso tessuto contraffatto nella provincia di Venezia e nella città di Arezzo. Contraffazione acclarata grazie agli approfondimenti effettuati anche con l’ausilio di periti autorizzati.
La commercializzazione al dettaglio veniva curata da un cittadino di etnia cinese operante nella zona commerciale di Concordia Sagittaria, che offriva in vendita anche il tessuto contraffatto; il fornitore, responsabile dell’illegale distribuzione, era invece una impresa gestita da cittadini italiani, localizzata nell’hinterland torinese.
La superficie del tessuto sequestrato, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Pordenone, è pari a quella di un campo da calcio ed avrebbe fruttato al dettaglio circa 400.000 euro. Sono sette, ad oggi, i commercianti implicati e che dovranno rispondere dei reati di ricettazione, produzione e vendita di articoli contraffatti, alterazione di segni distintivi di prodotti industriali e commercio di prodotti con segni mendaci.
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