Sequestrati due milioni al corniciaio di Emilio Vedova

Secondo la guardia di finanza Giampaolo Olivato, l’artigiano di fiducia del celebre pittore, ha evaso l’Iva e non dichiarato cospicui redditi

VENEZIA. È stato uno degli storici corniciai di Venezia, adesso è in pensione e ha lasciato la bottega, a due passi da Rialto, al figlio che ha raccolto la sua eredità. Emilio Vedova, il grande pittore veneziano morto nell’ottobre del 2006, si è sempre rivolto a lui per avere i teleri che gli servivano per sostenere le sue opere e spesso lo ripagava lasciandogli i suoi quadri, che lui in parte ha rivenduto.

Adesso il pubblico ministero Federico Bressan ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari un sequestro per ben due milioni di euro nei confronti di Giampaolo Olivato. Secondo la Guardia di finanza, non avrebbe dichiarato redditi per un milione e 900 mila euro ed evaso l’imposta sul valore aggiunto (Iva) per 971 mila euro, tutto questo per tre anni sui quali le «fiamme gialle» hanno compiuto i controlli, dal 2005 al 2007.

I finanzieri si sono già mossi e stanno sequestrando soldi e titoli dai conti correnti e dai depositi intestati all’indagato. Stando agli accertamenti nel 2005 avrebbe omesso di denunciare 287 mila euro di reddito e non avrebbe è pagato 149 mila euro di Iva, l’anno successivo avrebbe evitato di segnalare guadagni per un milione e 172 mila euro e non avrebbe così versato 612 mila euro di Iva, infine nel 2007 avrebbe evaso 441 mila euro di reddito e 208 mila di Iva.

L’Agenzia delle entrate aveva già contestato queste cifre ad Olivato che si è rivolto all’avvocato Loris Tosi, noto legale tributarista veneziano, il quale ha immediatamente presentato ricorso alla Commissione tributaria. Il procedimento di primo grado si è già svolto e al termine la Commissione presieduta dal Michele Dalla Costa, ora procuratore della Repubblica a Treviso, ha dimezzato le cifre contestate dalla Guardia di finanza e ha accolto in parte le tesi difensive.

L’avvocato Tosi sosteneva e ancora oggi sostiene che Olivato ha agito come collezionista e, dunque, non aveva alcun obbligo di denunciare i ricavi ottenuto con la vendita delle opere che Vedova gli aveva regalato. Tanto meno doveva pagare l’imposta sul valore aggiunto. La Commissione tributaria ha, invece, accolto l’ipotesi subordinata che lo stesso legale aveva avanzato. Ha considerato il corniciaio un imprenditore, che doveva di conseguenza denunciare i soldi incassati e pagare le imposte dovute.

Ma il difensore ha fatto presente che, a quel punto, andavano considerati i costi che Olivato ha sostenuto, tesi accolta dai componenti della giustizia tributaria, i quali ai guadagni hanno sottratto le spese sostenute dal corniciaio di Vedova, dimezzando la cifra dovuta all’Erario.

L’accertamento fiscale su Olivato è stato la consegueza di una verifica ben più laboriosa che le «fiamme gialle» hanno compiuto ai danni di Ermanno Orler, che possiede l’omonima galleria d’arte con sede principale e centro nevralgico dell’azienda a Favaro Veneto, ma con altre sedi ad Abano e a Madonna di Campiglio. Tra l’altro trasmette 24 ore su 24 su OrlerTv aste e vendite di quadri, tappeti e altre opere d’arte. Olivato si era affidato a Orler per vendere i suoi dipinti.

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