Sequestrati due laboratori cinesi
CAVARZERE. Erano nascosti nella campagna. Uno in località Ribasso e l’altro nella zona di Boscochiaro.
Ai due laboratori tessili, gestiti da cittadini cinesi, posti sotto sequestro in seguito al controllo effettuato sul posto, i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro di Venezia, ci sono arrivati grazie alla guida fornita dai colleghi della stazione di Cavarzere.
E quello che hanno trovato spiega perché quelle ditte si trovassero in posizioni così isolate e sperdute. Era una mattina della scorsa settimana: nessuno era intento al lavoro, in quel momento, ma c’erano i titolari dei due laboratori, e c’erano le macchine da cucire, perfettamente funzionanti. C’erano anche le tracce di una vita promiscua, condotta da più persone, che vivevano, lavoravano e dormivano nei due laboratori: dappertutto sporcizia e immondizie lasciate in giro, testimoniavano la recente presenza di qualcuno che era riuscito a non farsi vedere, o che non era arrivato per la presenza di carabinieri. Sei i dipendenti sul libro paga di una ditta, due quelli dell’altra, tutti in regola, formalmente. Ma quante persone si alternassero in quelle stanze, è difficile dirlo. Uno degli immobili, poi, è accatastato come abitazione e non poteva proprio essere usato come laboratorio.
Tutto congegnato per operare col minimo di spesa possibile, dato che le ditte cinesi lavoravano per committenti italiani che, a loro volta, ricevono ordinativi da grandi marchi del settore tessile: una catena di subappalti che comprime il costo del lavoro a livelli insopportabili per chi voglia operare nella legalità e che spiega la scelta di località isolate come sedi delle attività, nella speranza di non dare troppo nell’occhio.
Le due ditte, infatti, avevano svolto la loro attività per un paio d’anni prima di essere scoperte con questo controllo. I carabinieri hanno posto sotto sequestro preventivo i due immobili e comminato sanzioni per circa 30mila euro complessivi. Lo stesso giorno, ad un terzo laboratorio, anche questo gestito da cittadini cinesi, in via Mattei (zona artigianale) sono state imposte una sanzione di seimila euro e la sospensione dell’attività per la presenza, tra i lavoratori, di un dipendente in nero. La regolarizzazione di questo dipendente è la condizione, come prevede la legge, per poter riprendere l’attività della ditta.
Diego Degan
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