Sequestrati due capannoni industriali a San Stino

Erano stati adibiti a discarica di rifiuti fra cui rifiuti ferrosi, rame, alluminio, ottone pronti per essere rivenduti in nero. Forse provento di furti
Acero jP©/ Guardia di Finanza
Acero jP©/ Guardia di Finanza

SAN STINO DI LIVENZA. La Guardia di finanza ha sequestrato due capannoni industriali a San Stino di Livenza. Le indagini erano iniziate nell’aprile del 2012, a seguito della scoperta da parte dei finanzieri della sezione operativa navale di Caorle di un casolare, adibito a discarica di rifiuti speciali, prevalentemente parti di materiale elettrico e meccanico.

Il sito, un’area complessiva di mq. 2500 circa, era stato sottoposto a sequestro.

Dalle successive investigazioni i militari risalivano ad un altro sito industriale, sempre a San Stino di Livenza, consistente in un capannone di 1.100 mq circa ed area scoperta adiacente di 4.500 mq, adibito a discarica. Anche questo sito veniva sequestrato dai finanzieri.

Dalla documentazione acquisita e dalle ulteriori indagini, da parte dei finanzieri della sezione operativa navale di Caorle con appostamenti e pedinamenti, si è pervenuti all’individuazione di 5 responsabili, di cui due di nazionalità serba, e di un terzo sito utilizzato per l’attività di gestione e trattamento illecito di rifiuti.

Utilizzavano due capannoni, a Concordia Sagittaria , come vera e propria discarica di materiale vario, scarti di lavorazione industriali, auto e moto demolite, rottami e rifiuti vari.

Il pm Gava, della Procura della Repubblica di Venezia, sulla base delle risultanze acquisite dai finanzieri, ha emesso un decreto d’ispezione e sequestro dei due capannoni in contrada Sagittaria all’interno dei quali sono stati trovati oltre 400 mc di materiale vario, in particolare, diverse tonnellate di rifiuti ferrosi, rame, alluminio, ottone, pronti per essere rivenduti “in nero”.

Non si esclude che parte del materiale rinvenuto possa essere di provenienza furtiva.

I due capannoni e le pertinenti aree scoperte sequestrate hanno un valore di oltre 600.000 euro.

Le indagini proseguiranno per individuare ulteriori responsabili ed altri eventuali depositi adibiti a gestione illecita di rifiuti .

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