Separazione, il Tar affonda il referendum

Per i giudici amministrativi è illegittimo, insorge il fronte del Sì: «Sentenza politica, ora vedremo cosa dice il governo»

VENEZIA. Una doccia fredda sulle speranze autonomiste. Che mette forse la parola fine al sogno di poter separare Venezia da Mestre. A poche ore dalla scadenza dei 45 giorni prima del voto e alla vigilia di Ferragosto, Il Tar affonda il referendum. «È illegittimo», sentenziano i giudici del Tar del Veneto guidati da Maurizio Nicolosi. A decidere sui confini delle Città metropolitane non può essere la Regione. Si deve fare tutto in base alla legge Delrio del 2014.

Duri i commenti dei separatisti. «Una sentenza politica», taglia corto il primo firmatario Marco Sitran, «adesso vedremo se il governo del cambiamento è davvero tale. Se Lega in Regione e Cinquestelle manterranno i loro impegni per l’autonomia».


Ma intanto il Tar ha deciso. E i tempi per un ricorso al Consiglio di Stato sono troppo lunghi. «Se la Regione vuole, il referendum si può fare lo stesso», insistono gli autonomisti.

La sentenza dei giudici amministrativi è una batosta, che arriva a poche ore dalla scadenza dei 45 giorni prima del voto, annunciato dalla giunta regionale per il 30 settembre. È la prima volta che un referendum sulla separazione amministrativa viene bloccato. Nelle altre quattro consultazioni avevano sempre prevalso i «no», nell’ultima del 2003 non si era raggiunto nemmeno il quorum del 50 per cento dei votanti. Dettaglio poco importante, secondo gli autonomisti, «dal momento che si tratta di un referendum consultivo».

Ma adesso le speranze lasciano il passo alla realtà. Tocca fare i conti con una sentenza che potrebbe anche essere ribaltata dal Consiglio di Stato in appello. Con il governo che ha ritirato il ricorso alla Corte Costituzionale per il conflitto di attribuzione. Adesso dovrebbe essere la Regione di Luca Zaia a sfidare il verdetto dei giudici e a dar corso al voto nonostante l’ illegittimità sancita dal collegio. Il rischio però, fatto balenare più volte dal Comune e dalla Regione, è quello del danno erariale.

Un panorama che cambia di colpo, dopo gli annunci degli ultimi mesi. In una situazione politica quanto mai incerta. Con molti settori dei partiti tradizionalmente unionisti (come Pd e Forza Italia) favorevoli ad appoggiare l’autonomia in nome del «cambiamento». Ma la magistratura, come spesso succede, è arrivata prima della politica. Per creare i due comuni autonomi di Venezia e Mestre si dovrà agire all’interno della Città metropolitana. Facendo esprimere, come dice il sindaco metropolitano Luigi Brugnaro, «gli elettori della Città metropolitana e non solo i residenti di Venezia e Mestre». Il primo round ha dato ragione a lui. —


 

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