Separazione, il Comune contrario al referendum

Il Comune contro la separazione. Il sindaco Brugnaro da sempre «pensa metropolitano». E a quanto pare non avrebbe alcuna intenzione di sostenere la consultazione per la divisione del Comune, chiesta dai movimenti autonomisti, che la Regione aveva annunciato per settembre. E si prepara anche al ricorso legale. In questi giorni Ca’ Farsetti dovrà mettere a punto un parere, come prevede la procedura, che poi dovrà essere votato dal Consiglio comunale. Già questo sarà un passaggio politico fondamentale per capire la volontà del Comune. «Un passaggio democratico fondamentale», lo definisce il portavoce del movimento autonomista Marco Sitran, «ma la politica deve lasciare alla gente la possibilità di esprimersi».
Ma le difficoltà per il referendum non sono finite, nonostante il «via libera» garantito ai promotori dal Consiglio regionale. Sarebbe la quinta volta da quando nel 1979 il movimento di Mario D’Elia e Piero Bergamo aveva promosso la prima consultazione. Hanno sempre vinto i «no» anche se negli anni il margine tra favorevoli e contrari si è andato riducendo. L’ultima volta, nel 2003, il voto fu annullato per la mancanza del quorum, meno del 50 per cento.
Nei prossimi giorni sindaco e giunta esprimeranno dunque il loro parere sulla «meritevolezza». E pare che la risposta sarà «no». Perché in linea da quanto sostenuto un anno e mezzo fa anche dal commissario, il prefetto Zappalorto, dopo l’entrata in vigore della legge Delrio e la riforma costituzionale che ha introdotto le Città metropolitana, non ci sarebbero più gli spazi per promuovere secondo i vecchi schemi la consultazione popolare. La legge regionale, è l’opinione dei contrari al referendum, è adesso in contraddizione con la nuova legge Delrio. E su questo punto l’Avvocatura civica sarebbe pronta a presentare ricorso alla Regione.
Battaglia legale. Ma soprattutto politica. Perché buona parte della maggioranza che ha sostenuto il sindaco alle elezioni del giugno 2015, e in particolare la Lega, aveva espresso il suo «sì» alla separazione. E qualche dubbio cominciano ad averlo anche gli unionisti, a cominciare dai «bersaniani» del Pd come Davide Zoggia.
Alberto Vitucci
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