«Separati o rovinati dalle slot al dormitorio di Marghera»

Il grido d’allarme del responsabile: «Rappresentano la metà dei nostri ospiti» Nella struttura pernottano 24 persone e altre 40 fanno colazione e cena
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Marghera, via Mameli 37/ Dormitorio-Mensa "Papa Francesco"
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Marghera, via Mameli 37/ Dormitorio-Mensa "Papa Francesco"
MARGHERA. Il tunnel dell’indigenza inghiotte sempre più insieme a tanti stranieri arrivati in Italia in cerca di fortuna anche tanti italiani: padri separati, ludopatici, alcolisti e persone provate e piegate dalle difficoltà della vita. È questo il quadro che tratteggia Francesco Vendramin, responsabile del dormitorio e mensa della Caritas che si trova in via Mameli all’ex scuola Edison a Marghera, dell’utenza che lo frequenta. E le testimonianze di vite difficili segnate dalla sfortuna e dall’incomprensione non mancano.


«Nella nostra struttura» spiega Vendramin «dormono permanentemente 24 persone ogni notte e altri 40 circa si sommano per poter fare colazione e cena. La nostra struttura prevede 12 ampie camere che possono ospitare due persone ciascuna, bagni comuni perfettamente curati. Nessuna camerata in stile caserma insomma. Per usufruire del servizio di assistenza è necessario che l’ospite si sia recato al punto di ascolto Caritas a Mestre o Marghera e sia in uno stato di indigenza dimostrabile anche con una semplice certificazione Isee».


«La nostra struttura in questo momento» dice Vendramin «evita che nel periodo invernale le persone finiscano a dormire all’aperto rischiando di morire assiderate. Di circa una sessantina di ospiti fra fruitori del dormitorio e della mensa Caritas all’ex Edison, circa la metà sono stranieri. Tanta gente che ha perso il lavoro e che non ha i soldi per trovare un alloggio. L’altra metà invece è fatta di ospiti italiani fra i quali sono in aumento i padri separati, chi è caduto nel gorgo delle macchinette mangia soldi, e chi ha perso tutto a causa di una situazione famigliare complicata o a causa dell’alcol o droga».


Questi casi con la crisi degli ultimi 10 anni sono aumentati a dismisura. A raccontarci il perché di situazioni di difficoltà in cui non manca la voglia di riscatto sono gli stessi ospiti. C’è così la storia di un 37enne che da sempre vive a Mestre e il cui padre, qualche anno fa, si ammala. Chiede permessi per seguirlo e assisterlo e alla fine perde il lavoro. Dal licenziamento una spirale sempre più brutta: alla perdita del lavoro segue quella del la casa. Non aveva più soldi nemmeno per mangiare. «Spero con grande forza di volontà» spiega «di uscire da questa situazione. Sono grato ai volontari Caritas che ogni giorno si danno da fare per aiutarci. Sto recuperando via via la mia vita».


C’è il caso poi di un 63enne libero professionista finito nei guai anche giudiziari proprio nell’ambito lavorativo. «Devo essere grato» spiega ai volontari Caritas «se ho un posto in cui passare la notte. Trovare lavoro alla mia età è davvero difficile, non ho alcuna pensione e soprattutto un lavoro non si trova se si ha qualche piccolo precedente penale alle spalle. È difficile uscire da una situazione del genere, ma credo che con fatica e un passo alla volta ce la farò».


C’è la storia poi di “Lupo”, 58enne del centro storico. «Le vicissitudini della vita» dice «mi hanno costretto a vivere per strada, letteralmente sotto prima a Venezia e poi a Mestre. Qui a Marghera mi trovo come a casa. C’è grande affetto e voglia di aiutarci».


Alessandro Abbadir


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