«Senza un piano nazionale non si poteva salvare»

Mauro Pizzigati prima commissario straordinario e ora curatore fallimentare  racconta i 9 anni di tentativi falliti per il salvataggio di impianti e posti di lavoro
L’avvocato veneziano Mauro Pizzigati, professore di Diritto fallimentare presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia è stato, negli ultimi 9 anni, prima commissario straordinario (insieme al veneziano Giorgio Simeone e all’ingegnere sardo Francesco Appeddu) e poi curatore fallimentare di Vinyls Italia spa di Fiorenzo Sartor che nel 2009, pochi mesi dopo l’acquisizione da Ineos ha chiuso gli impianti di Porto Marghera e Porto Torres. Pizzigati sta ora curando la complessa procedura fallimentare che prevede l’abbattimento e la bonifica degli impianti del cvm e pvc avviati cinquanta anni fa.


L’abbattimento delle torri su cui si sono arrampicati i lavoratori, che effetto le fa?


«Il mio più grande rammarico è di non essere riuscito a dare un futuro a questa azienda storica di Porto Marghera e alle sue maestranze molto professionalizzate che sono stato costretto a licenziare, mio malgrado, dopo cinque anni di Cassa integrazione straordinaria. Ho sempre pensato che, nonostante lo stato di insolvenza, Vinyls potesse costituire un’attività produttiva con prospettive industriali tangibili. La filiera del cvm è ancora un business importante per il nostro paese e in Europa, la plastica pvc è un materiale tuttora molto richiesto in molti settori».


Eppure dopo la decisione di Ineos di fermare gli impianti si era fatto avanti prima l’imprenditore trevigiano Fiorenzo Sartor.


«Purtroppo l’imprenditore trevigiano che acquisì Vinyls da Ineos sembrava avere credenziali attendibili, ma così non è stato, tanto che ha deciso di richiedere egli stesso il fallimento di Vinyls. A quel punto non restava che la possibilità di imboccare la strada dell’amministrazione straordinaria, prevista dalla legge e già adottata, a Venezia, anche per Alpieagles» .


Quale era il vostro obbiettivo come commissari di Vinyls?


«Evitare la messa in liquidazione di Vinyls e recuperare l’equilibrio economico e finanziario con la prosecuzione dell’attività attraverso la cessione a terzi degli impianti produttivi».


Nemmeno questo tentativo, però, è servito a salvare Vinyls e i suoi dipendenti.


«È vero. Abbiamo avuto delle dichiarazioni di interesse dalla Svizzera, dal Qatar e anche qui in Veneto da parte dell’Oleificio Medio Piave, ma poi si sono defilati anche questi soggetti e, vista l’impossibilità di dare corpo al piano di rilancio che avevamo messo a punto, il fallimento è diventato inevitabile».


Come si spiega tutti questi interessamenti per rilevare gli impianti di Vinyls, poi naufragati?


«Noi commissari non potevamo certo risolvere da soli il problema della mancanza di una politica industriale nazionale per le produzioni chimiche in grado di garantire gli investitori. Cos’ì quelli che si sono presentati hanno denotato tutti una scarsa serietà, per non dire altro».


L’Oleificio Medio Piave si era impegnato ad assumere i dipendenti Vinyls in cambio dell’acquisizione dal Gruppo Eni dei terreni limitrofi a quelli di Vinyls, che per loro erano insufficienti. Come è finita?


«Sono stato io a mettere in contatto le parti e poi, chissà perché, è andata a finire che l’Oleificio ha acquisito, tramite una sua società collegata e praticamente gratis i terreni, ma non è stato assunto nessuno. L’Oleificio Medio Piave è poi fallito, ma i terreni sono ancora nelle mani di questa società collegata. È stata una cosa vergognosa».


E ora che succederà?


«Siamo alla fase finale: le operazioni di demolizione e smontaggio, spettano alla società Ipp, che ha acquistato gli impianti e che aveva affidato, all’uopo, i lavori ad una società in appalto (Mcm), che a sua volta è fallita. È stata allora incaricata un’altra società, la Rigato di Marghera, mentre il recupero e lo smaltimento delle acque contaminate sono stati affidati a Veneto Acque, nell’ambito delle operazioni di Protezione civile e con l’assistenza di alcuni dipendenti Vinyls. Tutto viene coordinato e monitorato dal Tavolo della Protezione civile, attivato dalla Prefettura. Vorrei al riguardo ringraziare i componenti del Tavolo, per quanto fatto e, in particolare, il Vice-Prefetto dottor Manno, l’ingegnere Campaci della Regione e il dottor Scattolin del Comune di Venezia. Contiamo di concludere l’attività di demolizione e bonifica quanto prima, per poi concentrarci sulla vendita dei terreni. Naturalmente restano da liquidare anche le spettanze dei lavoratori; buona parte degli stipendi arretrati sono già stati liquidati e conto di completare i pagamenti a breve» .


Riuscirete a vendere i terreni di Vinyls, anche se fino ad oggi nessuno si è fatto avanti?


«Si tratta di circa 9 ettari ben posizionati, per i quali sarà necessaria la messa in sicurezza dell’area o la bonifica, a seconda dell’utilizzo che l’acquirente vorrà farne. Qualche manifestazione di interesse c’è già stata e intendo parlarne con l’amministrazione comunale per assicurare che queste aree vengano inserite nei piani di riconversione e di rilancio di Porto Marghera».


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