Senza lavoro, rischiano lo sfratto

Chioggia. La giovane coppia ha anche tre figli piccoli: «Nessuno vuole aiutarci»

CHIOGGIA. Due genitori senza lavoro, con tre bimbi piccoli, occupano da tre mesi una casa dell’Ater e adesso rischiano di finire in strada. Tocca il cuore la vicenda di Cristina Grassia e Stefano Frizziero, rispettivamente di 30 e 33 anni. Tre mesi fa, quando Stefano ha perso il lavoro, la giovane coppia non è più riuscita a sostenere le spese per pagare l’affitto e si è trovata costretta a occupare abusivamente una casa popolare.

Abbandonata da tutti, la famiglia ora rischia di rimanere senza un tetto. Il 26 giugno saranno infatti mandati via dall’appartamento dove per ora hanno trovato rifugio, senza nessuna certezza per il futuro loro e dei bambini. Proprio per evitare che i piccoli vivano la drammatica esperienza dello sfratto e si ritrovino in mezzo a una strada, la famiglia lancia un appello urgente alle istituzioni, con la speranza che qualcuno possa aiutarli.

La situazione è particolarmente delicata perché i bimbi hanno cinque e tre anni, mentre il più piccolo ha solo tre mesi. «Qualche tempo fa», spiega Grassia, «abbiamo occupato una casa dell'Ater perché mio marito Stefano aveva perso il lavoro e, di conseguenza, non riuscivamo più a pagare l'affitto». I due spiegano di aver tentato spesso di contattare le istituzioni locali, ma invano. «Oltre a esserci rivolti all’amministrazione comunale», continua la giovane mamma, «siamo andati tante volte all’Ater di Venezia per chiedere la possibilità di rimanere nell'appartamento che abbiamo occupato, visto che mio marito non trova lavoro e adesso si è ammalato di rettocolite ulcerosa e pancreatite».

Richiesta che, spiega la donna, non è stata accolta. «Non sappiamo più a chi rivolgerci», prosegue, «il 27 maggio abbiamo avuto un colloquio con i servizi sociali per esporre la nostra situazione. Ci hanno detto che dobbiamo trovarci un’altra casa». Soluzione impraticabile, visto l’assenza di un reddito, per giunta con tre bambini da sfamare e da accudire. Il padre, invalido al 46%, è stato inoltre da poco ricoverato. Ad assistere la famiglia ci pensano delle associazioni di volontariato che forniscono cibo e pannolini. «Avevamo chiesto un aiuto economico», conclude Cristina, «ma nessuno ci dà niente. Non ci forniscono nemmeno i buoni pasto dell’asilo per mia figlia. Cosa dobbiamo fare? Finire in mezzo alla strada?».

Andrea Varagnolo

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