Senza lavoro, dorme in barca da un anno a Chioggia
CHIOGGIA. Perde il lavoro e da un anno vive in un peschereccio in disarmo, ormeggiata in uno dei canali di Chioggia. È una storia che tocca il cuore quella di Carlo Boscarato, 48enne chioggiotto, precipitato in una situazione difficile e costretto a vivere di espedienti.
Dopo aver perso il lavoro si è trovato anche senza un tetto, ma non ha ancora smarrito la voglia di sorridere e di ricominciare una nuova vita, sebbene la realtà non pare volergli offrire una seconda possibilità. Ma l'ottimismo in lui non manca e le speranze ci sono ancora.
Sereno e gioviale, Carlo ha scelto di raccontare la sua storia con la massima schiettezza. Dopo una lunga esperienza al mercato ittico e alle dipendenze di una ditta di pulizie, si ritrova a dover cominciare tutto daccapo. Ma l'età della giovinezza è passata e, alla soglia dei cinquanta, trovare un'occupazione diventa complicato. «Un tempo», racconta Carlo, «abitavo nelle case dell'Ater della Tombola. Dopo la separazione purtroppo non sono riuscito a trovare un'altra sistemazione. Superata una serie di vicissitudini e soprattutto dopo la perdita del lavoro, mi sono trovato senza alcun posto dove poter dormire». Da qui è iniziato il calvario dell'uomo, un percorso che non è ancora finito e che non si sa quando terminerà.
«Fortunatamente», aggiunge, «ho trovato una persona dal cuore generoso che mi ha permesso di trovare riparo all'interno di una barca, ormeggiata sulle rive di Chioggia. E la mia nuova “sistemazione” è questa ormai da un anno». Carlo racconta quindi il suo passato, fatto di occupazioni umili sotto alcune cooperative. «Fino a tre anni fa», continua, «lavoravo alle dipendenze di una cooperativa di pulizie e facchinaggio – mentre precedentemente lavoravo al mercato del pesce - ma, dopo il fallimento dell'azienda, ci siamo ritrovati tutti senza lavoro». Terminata quest'ultima esperienza lavorativa, per Carlo è iniziato un periodo nero. «Da allora», spiega, «purtroppo, non sono riuscito a trovare più nulla. Quando si arriva alla soglia dei cinquanta le porte sono quasi tutte chiuse. Mi sono rivolto anche ai servizi sociali, ma mi hanno risposto che sono in condizioni di poter cercare un lavoro. Ma finora non ho trovato nulla».
Adesso Carlo sopravvive grazie alla bontà di alcuni amici e conoscenti, che lo aiutano a procurarsi del cibo. La sua voglia di ripartire è tanta, mancano solo le opportunità. «Un cane forse sta meglio di me», dice Carlo con un tono velato di sarcasmo, «per fortuna so badare a me stesso, ma vivere in questo modo è una sofferenza continua. Quando mi va bene riesco a mangiare, altrimenti sono costretto a restare a digiuno. Adesso spero solo che mi venga offerta una qualsiasi opportunità lavorativa, per poter continuare a vivere con un minimo di dignità».
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