Senza fondi, medicina di gruppo al palo

Scassola (Ordine dei medici): «Regione in forte ritardo, a questo punto non può tagliare alcun posto negli ospedali»
Di Mitia Chiarin
maurizio scassola presidente ordine dei medici venezia
maurizio scassola presidente ordine dei medici venezia

«Di recente il presidente della Regione Luca Zaia ha messo in dubbio l’investimento per la medicina di gruppo integrata, circa 25 milioni di euro, da distribuire in tutta la Regione e siamo seriamente preoccupati oltre che stupiti. A questo punto è bene che in assenza di medicina di gruppo integrata e di ospedali di comunità, non si proceda al taglio di alcun posto letto ospedaliero».

Lo afferma Maurizio Scassola, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Venezia e portavoce anche degli Ordini del Veneto dei camici bianchi. La medicina di gruppo integrata, assieme agli ospedali di comunità era parte integrante del nuovo piano socio sanitario della Regione. Ma dopo l’annuncio dei tagli ai trasferimenti da parte del governo Renzi e all’apertura di un duro contenzioso con le Regioni, il progetto rischia di saltare e l’Ordine dei medici è seriamente in allarme, conferma Scassola.

«In questa situazione rischia di saltare il piano socio sanitario regionale, di durata triennale, Tra l’altro veniamo a sapere queste cose dalla stampa senza un confronto tra la Regione e le categorie dei medici. Si sta consumando un gioco decisamente poco chiaro sulla pelle dei cittadini, messi in mezzo nello scontro tra Governo e Regioni. E per il Veneto», prosegue Scassola, «il timore oggi è quello di una retrocessione nella qualità del sistema sanitario regionale».

Il problema si fa pesante: in questi mesi molti medici di medici na generale hanno presentato progetti alle Asl dei loro territorio per aprire centri di medicina di gruppo. Investimenti privati dei camici bianchi che ora sono a rischio perché i vari progetti presentati, spiega ancora Scassola, si basavano proprio anche sui contributi della Regione Veneto alla medicina di gruppo integrata, finanziamenti promessi e di cui oggi non c’è più alcuna certezza. «Tra l’altro quella di riunirsi in gruppo per la pratica dell’attività di medicina generale diventa un obbligo con il 2015 e siamo in forte ritardo con l’applicazione della norme», spiega Scassola. Da qui l’avviso alla Regione Veneto: «Nella situazione attuale non si deve toccare anche un solo posto ospedaliero. Altrimenti si prende in giro la gente», tuona il presidente dell’Ordine dei medici di Venezia e del Veneto, dando voce al malcontento che coinvolge centinaia di medici di medicina generale e tutti quei cittadini che confidavano in una “rivoluzione” sanitaria che rendesse più efficiente l’erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. Nella Regione si contano 3320 medici generali e 530 pediatri di libera scelta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia