Senza casa e lavoro, marito e moglie vivono in ospedale a Dolo

DOLO. Una coppia di cinquantenni di Cazzago vive da due mesi nel corridoio del reparto di Ematologia dell’ospedale di Dolo, nel nuovo monoblocco. Monica Salmaso e il marito Giancarlo Venturini sono vittime dell’indigenza economica, devono fare i conti con la malattia, le difficoltà burocratiche e anche con un altra brutta piaga che si chiama indifferenza. «Fino a due anni fa la vita mia e quella di mio marito andava bene», racconta Monica Salmaso che ha deciso di venire allo scoperto raccontando la sua vicenda, «Giancarlo ha lavorato come carpentiere per decenni in un’azienda della zona, io lavoravo part-time nel settore calzaturiero. Non siamo mai stati un caso sociale, non abbiamo mai chiesto aiuto a nessuno. Alla nostra dignità ci teniamo».
Guarda l'appello di Monica Salmaso (video Lorenzo Pòrcile)
Due anni fa, l’improvvisa malattia di Giancarlo sconvolge la vita della coppia. «Mio marito ha avuto un ictus e in seguito tre ischemie. Da lì, l’insorgere del morbo del Parkison. Ora è invalido completamente», continua Monica, «Io, per accudirlo, ho perso il lavoro. Abbiamo perso anche la casa in affitto che avevamo a Cazzago di Pianiga. Non avendo un altro tetto, ci siamo ridotti a dormire da due mesi all’interno dell’ospedale di Dolo, dove ci laviamo nei bagni aperti al pubblico». Monica Salmaso spiega che attualmente la sua famiglia non ha alcun reddito perché da due anni la burocrazia la tira per le lunghe nell’assegnare la pensione di invalidità e l’accompagnatoria al marito.
«Siamo alla disperazione», prosegue la donna, «Per fortuna qualche infermiera e infermiere dell’ospedale di Dolo ci danno dei panini per mangiare. Ci siamo rivolti alle parrocchie, alle associazioni caritatevoli e al Comune di Pianiga. Ma ci è stato detto che l’unico posto in cui possiamo avere un pasto caldo gratis è la mensa della Caritas di Mestre, che è la sola struttura preposta per italiani indigenti. Io però non posso recarmi in autobus a Mestre tutti i giorni per prendere il cibo, lasciando mio marito che cammina malamente e aiutandosi con un bastone, su una panchina del reparto di Ematologia». Una panchina che, all’occorrenza, diventa pure giaciglio per la notte e che di fatto è la “casa” della coppia.
«Il problema dei coniugi di Cazzago è da mesi sotto gli occhi di tutti», confermano a mezza voce gli infermieri, «è vergognoso che due persone, di cui una gravemente malata, siano costrette a vivere in queste condizioni indegne e che nessuno trovi per loro una soluzione, un tetto sotto cui possano dormire finché l’iter burocratico per l’ottenimento delle pensione non sarà completato cosicché i coniugi possano finalmente pagarsi una casa in affitto. Noi facciamo di tutto per dare loro una mano, ma quello che dà ci fastidio è vedere come chi dovrebbe segnalare il problema, faccia finta di non vedere». Un caso estremo, quello dei coniugi Venturini, destinato a far discutere nelle prossime ore e che deve interrogare tutti, a partire dalle istituzioni.
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