«Senza autonomia il Centro maree rischia di arrivare alla paralisi»

Lettera del presidente Alberotanza e del Cda dell’istituzione al Comune dopo lo scioglimento «Come ufficio comunale per ogni intervento servirà l’autorizzazione e noi bisogna essere rapidi»
Di Enrico Tantucci

Come “affondare” il Centro Maree. La decisione della Giunta Brugnaro - approvata l’altro ieri in Consiglio comunale - di sciogliere l’Istituzione Centro Previsioni e Segnalazioni Maree per farne semplicemente un ufficio comunale alla dipendenza, con la Protezione Civile, del Comando di Polizia Municipale, rischia di avere conseguenze molto pesanti sulla funzionalità di un organismo che ha un compito delicatissimo come quello delle previsioni in tempi brevi dei livelli di alta marea in una città come Venezia, che diventeranno ancora più complicati quando nel giro di qualche anno entrerà in funzione il Mose, con la necessità di allertamento tempestivo delle chiusure delle dighe mobili. Ne è convinto il presidente dell’Istituzione Luigi Alberotanza, già direttore del Centro Grandi Masse del Cnr e con lui gli altri componenti del Consiglio di amministrazione del Centro Maree, che hanno già scritto al sindaco una lettera sulla situazione e il futuro del Centro Maree in conseguenza della decisione del Comune di scioglierla, dalla fine di agosto, quando tutto passerà sotto il controllo della Polizia Municipale.

Dottor Alberotanza, la vostra non è una difesa d’ufficio.

«Assolutamente no, perché non siamo legati alla poltrona, operiamo in modo volontario e siamo arrivati al Centro Maree per pubblico concorso. Siamo preoccupati perché con questa decisione si rischia seriamente di minare la funzionalità del Centro Maree, il patrimonio di conoscenza acquisito, la tempestività degli interventi».

Non può funzionare bene anche direttamente come un ufficio comunale?

«A nostro avviso decisamente no, perché il Centro ha bisogno, per le sue stesse caratteristiche, di autonomia gestionale e di tempestività di intervento. Per avvertire subito in caso di acque alte eccezionali la Prefettura e gli altri uffici preposti. Con la nuova organizzazione, invece, si rischia la paralisi, bisognerà ogni volta chiedere prima l’autorizzazione del dirigente per agire. Lei pensi, con questo sistema, quando entrerà in funzione il Mose e bisognerà avvisare anche le navi in arrivo delle chiusure, quanto si complicheranno le cose. Il nostro personale lavora a progetto, proprio perché in questo modo può essere utilizzato con sforamenti di orario in caso di emergenze, anche per più giorni consecutivi, con un costo annuo di circa 5 mila euro superiore a quello del ricorso agli straordinari. Ma se i dipendenti diventano comunali, gli straordinari dovranno essere autorizzati di volta in volta, secondo le regole del Comune molto più rigide anche rispetto al loro accumulo, per un lavoro che richiede invece rapidità e decisioni immediate».

E per le previsioni delle acque alte?

«Temo fortemente il rischio che, col nuovo sistema, rischino di diventare sempre più imprecise. Oltretutto non mi pare che il Comune voglia investire sulla rete di rilevamento, che senza aggiornamento, può diventare rapidamente meno efficiente. Volevamo ad esempio presentare un progetto per il nuovo sistema di boe oceanografiche di costa alla Rockfeller Foundation, per farlo finanziare, ma l’attuale Amministrazione ha negato l’indispensabile autorizzazione a inviarlo.

Ma perché queste cose non le avete mai detto al sindaco e alla Giunta?

«Perché non ci hanno mai voluto ricevere. Per questo abbiamo scritto una lettera. Abbiamo saputo solo dai giornali dello scioglimento dell’istituzione».

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