Seno, socio “pubblico” della Srl per lo stadio del Venezia. «Dubbi di incompatibilità»

VENEZIA. «Credo che invece di far parte di nuove società, il direttore generale di Avm farebbe bene a riparare i pontili distrutti dall’acqua alta. E a occuparsi della nostra azienda di trasporto». Si apre il fuoco di fila contro i personaggi che grazie a Dagospia si è scoperto ieri far parte di una nuova società, costituita nel giugno scorso, che ha come obiettivo la costruzione del nuovo stadio a Tessera.
Giovanni Seno, amministratore Avm e Actv, è nell’elenco dei soci, con una quota da 10 mila euro. Ci sono anche nomi della finanza. Il presidente di Edizioni, la Finanziaria dei Benetton Gianni Mion. Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia, la società delle Autostrade della famiglia Benetton. E, ancora, il presidente dei commercialisti Massimo Miani, il direttore del Gazzettino Roberto Papetti.
Quest’ultimo ha comunicato ieri sera la decisione di dimettersi dalla nuova società. La sera precedente aveva inviato una mail ai suoi giornalisti. Spiegando che l’incarico veniva svolto a titolo gratuito e a «servizio del territorio». Nel pomeriggio un comunicato congiunto di Ordine e sindacato dei Giornalisti prendeva le distanze. «Come può un giornalista, diventato parte in causa in un progetto con rilevanti ricadute economiche sul territorio, rispettare l'obbligo professionale di essere e apparire libero e indipendente»? «Un direttore di giornale è garante dell’autonomia e indipendenza della testata, della sua credibilità e autorevolezza: partecipare ad una società con fini commerciali assieme a soggetti pubblici e privati, imprenditori e amministratori del territorio è potenzialmente lesivo dell’immagine di autonomia e indipendenza del giornale e dei giornalisti. E non è questione di gratuità dell’incarico, ma di compatibilità tra ruoli e funzioni diverse e di possibile conflitto tra il dovere di informare i propri lettori e gli interessi economici della società amministrata e dei relativi soci che operano anche in altri settori». Ieri l’annuncio delle dimissioni.
Nella bufera anche l’incarico di Seno. Commercialista, «supermanager» dei trasporti nominato dal sindaco Giorgio Orsoni, confermato dal commissario Zappalorto e infine dal sindaco Brugnaro. Il più pagato di tutti i direttori delle aziende comunali, 300 mila euro l’anno. Adesso entra nella società dello stadio. «Stiamo valutando che fare», dice Ottavio Serena, ex generale dei carabinieri consigliere comunale del Gruppo Misto, «ci sono norme che prevedono l’incompatibilità dei dipendenti pubblici con altri incarichi. Chiederemo anche se il sindaco fosse a conoscenza di tutto questo».
«È opportuna la presenza in questa società privata di un direttore di un giornale della città e del direttore generale di un’azienda pubblica?», si chiede Michele Mognato, ex vicesindaco, esponente della sinistra veneziana. «Ci sono dei conflitti di interesse», attacca Sara Visman, consigliera del Movimento Cinquestelle, «non è accettabile che tra questi soci ci sia un direttore a capo di una azienda comunale. Chiediamo di sapere i confini di questa operazione. Anche sull’area interessata abbiamo grandi dubbi. È un progetto che prevede la cementificazione del territorio».
La società si chiama «Ponte della Libertà». È stata costituita nel giugno scorso davanti al notaio Pierpaolo Doria . L’obiettivo è quello di stilare «un progetto e un piano economico finanziario», ha spiegato Mion, «e poi presentarlo al Comune investimenti per 200 milioni di euro». Un impianto di stampo europeo pagato dai privati.
Ma che ci fa là dentro il direttore dell’azienda pubblica dei trasporti? «L’amministrazione non ha partecipato all’ operazione», ci tiene a specificare l’assessore alle Aziende Michele Zuin, «ma non ritengo ci siano incompatibilità. La società ha solo il compito di cercare i finanziamenti». —
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