Senatore minacciata solidarietà dai consiglieri
PORTOGRUARO. Tutto il mondo politico testimonia la propria solidarietà al sindaco di Portogruaro Maria Teresa Senatore, oggetto di minacce di morte e di stupro. Una lettera, quella arrivata all’ufficio del primo cittadino,strettamente correlata alla polemica nata dalla mancata stretta di mano alla studentessa di colore del liceo Belli, e che ha portato le Forze dell’ordine ha intensificare i controlli in municipio. Ieri sera una pattuglia sorvegliava le uscite. Il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto, è tornato sul caso, parlando di «episodio di oscurantismo. Taluni sindaci veneti sembrano intenti a dimostrare quanto sia bizzarra e singolare la concezione della democrazia che alligna nel centro destra», sono state le sue parole.
Martedì durante la lunga riunione, che di fatto è diventata un consiglio comunale straordinario, il sindaco Senatore ha spiegato alla forze politiche di Portogruaro l’accaduto. La lettera è stata scritta a mano, in modo sgrammaticato, e contiene un esplicito riferimento al colore della pelle. I carabinieri non hanno sottovalutato la concretezza delle minacce, e stanno indagando a tutto campo. La riunone del consiglio si è concluso con un documento comune, in cui si esprime «la più ferma condanna insieme alla più convinta solidarietà alla persona e al ruolo che ricopre. Tutti i presenti hanno fermamente respinto l’immagine della città di Portogruaro che in questi giorni è apparsa sui media e sui social network e hanno condannato la campagna diffamatoria, volgare ed oltraggiosa che si è aperta sugli stessi social network nei confronti del sindaco». Dopo la lettera arrivata al sindaco Senatore, in città è tornato l’incubo delle minacce. «Purtroppo fanno parte del gioco. A me hanno spedito il disegno di un cappio», ricorda l’ex sindaco Gastone Rabbachin, «e ho anche dovuto cambiare il numero di telefono». Parole distensive arrivano anche da un altro ex sindaco, Antonio Bertoncello. «La solidarietà alla Senatore da parte mia non è un fatto obbligato, ma sentito», sostiene, «so come ci si sente a ricevere minacce e lettere anonime. In anni di amministrazione ne ho ricevute molte, senza contare la macchina che mi hanno bruciato di notte di fronte a casa e le minacce ai miei familiari. Ci si sente impotenti proprio perché dietro all’anonimato potrebbe nascondersi chiunque. Guardi le persone e ti chiedi di chi ti puoi fidare. Nascondersi dietro all’anonimato è da vigliacchi, non ci si può difendere adeguatamente. Sono azioni che però non hanno mai fermato, e non fermeranno, nessuno. Anzi è proprio con il libero confronto e mettendoci la faccia che si sconfiggono questi metodi».
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