Sempre più cyberbulli La rete è piena d’insidie
Utilizzano Facebook, Twitter e Instagram, ma non sanno cosa sono, come funzionano, i pericoli che nascondono. Hanno chi 200, chi 300, chi 400 “amici”, ma ne conoscono meno della metà.
Non sanno che con pochi clic si può creare una situazione di rischio effettivo, «come aprire una finestra di casa e poi uscire lasciandola spalancata». Insomma, per loro internet è un mondo virtuale senza risvolti, spesso negativi, nella vita reale. Loro sono 370 ragazzi della scuola media di Scorzé, che ieri mattina hanno scoperto tutte le insidie celate dietro un normale profilo di social network, un brano musicale scaricato dai siti “peer-to-peer”, una foto o un video “uploadato”. A svelare tutti i rischi di internet due ispettori della polizia postale, che per due ore hanno conversato nella palestra della “Galilei” con i ragazzi di prima, seconda e terza media, svelando retroscena, ai più sconosciuti. «Internet è un mondo reale, non virtuale, diversamente da quanto siamo portati a credere», hanno spiegato gli agenti, «ogni volta che scrivo sui social dove sto andando, magari anche citando la strada che percorro, creo una situazione di pericolo per me stesso che è reale».
Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti e sempre più spesso si trasformano in fatti di cronaca. La polizia postale mostra ai ragazzi, attraverso filmati, casi reali, con i quali gli ispettori hanno sempre più spesso a che fare: dai bulli che picchiano un ragazzo fuori da scuola, filmando l’aggressione e caricandola poi su internet, alla ragazza adescata in chat per un incontro al parco, diventato poi violenza. Casi per nulla lontani dal quotidiano. Anche i ragazzi di Scorzé non sanno con che facilità può avvenire un furto d’identità, non conoscono le sanzioni a cui si può andare incontro scaricando brani musicali o film dalla rete, non sono coscienti della gran quantità di profili falsi (i cosiddetti fake) in Facebook e negli altri più comuni social network.
Alcuni addirittura, non rinunciano a inserire nel proprio profilo foto, indirizzi, numeri di telefono. «Dati che, insieme alle immagini, rimangono, anche una volta cancellati», spiegano gli ispettori, «perché quando i ragazzi si iscrivono a Facebook, non leggono il contratto di sottoscrizione e non sanno che nel momento in cui caricano una foto, ne cedono la proprietà a un server che si trova in California. Anche se poi quella foto viene cancellata, rimane».
Filippo De Gaspari
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