Sempre più caro studiare a Venezia. «Gli studentati non aiutano la città»

Secondo il Collettivo le Università dovrebbero sostenere gli affitti presso residenze private
Maria Ducoli
La residenza universitaria di San Giobbe, inaugurata lo scorso dicembre
La residenza universitaria di San Giobbe, inaugurata lo scorso dicembre

VENEZIA. 2562: gli studenti presenti a Venezia. L’8% della popolazione dell’intero Comune di Venezia, terraferma e isole comprese. Circa 1.208 i letti disponibili nelle residenze di ateneo e in quelle convenzionate con Ca’ Foscari e Iuav. Molte le difficoltà a trovare un posto in cui stare, soprattutto per gli studenti che non rientrano nelle graduatorie dell’Esu.

Studiare a Venezia è un lusso, sotto tutti i punti di vista. Se trovare un appartamento è sempre più difficile da quando le ondate di turisti hanno ripreso ad arrivare regolarmente in Laguna, i prezzi di alcune delle residenze più promosse sono spesso inavvicinabili, paragonabili a quelle di alberghi a cinque stelle.

Una stanza singola nel campus cafoscarino di Santa Marta dal prossimo settembre verrà a costare a chi non ha vinto il concorso Esu dai 700 ai 900 euro, una doppia 550 euro.

Scuote la testa il Collettivo Lisc, da sempre impegnato sul fronte della residenzialità, intesa come un vero e proprio diritto alla città e ai suoi servizi. «Da dopo la pandemia, i prezzi sono sempre meno accessibili. Vorremmo che l’Università implementasse le politiche residenziali, aiutando gli studenti a trovare appartamenti, non stipandoli in strutture all’avanguardia» commenta Eleonora Sodini del Collettivo.

La casa - spiega Sodini - è il primo mattoncino su cui costruire il proprio futuro e la difficoltà del trovarne una a Venezia allontana i giovani dalla possibilità di stabilirsi - o anche solo pensarsi - in Laguna negli anni successivi alla laurea. Il Collettivo, infatti, è contrario alle residenze universitarie, definite come un «modello alienante, una torre d’avorio da cui si può fare a meno di uscire perché tutti i servizi necessari sono all’interno, modello che contribuisce alla spaccatura tra cittadini e studenti».

Il neonato campus di San Giobbe, inaugurato lo scorso 14 dicembre, sembra corrispondere alla torre d’avorio descritta dal Collettivo Lisc. Con bar e palestra, il campus è stato al centro di varie polemiche e segnalazioni fatte dai sangiobbini.

Nel primo autunno della struttura, le infiltrazioni sono arrivate quasi prima degli studenti. Ai problemi si sono aggiunti altri problemi, dalla modifica a penna da parte dei gestori del prezzo per la pulizia - sollevato da 65 a 100 euro - alla situazione tragicomica dei frigoriferi: quelli privati sono a pagamento, quelli comuni devono essere svuotati entro sera. Oltre ai campus sul modello americano, sono molte le residenze convenzionate presenti sul suolo veneziano, gran parte legate alla Pastorale Universitaria.

Tra le più capienti quella di Santa Fosca, con 100 posti letto, insieme ai Gesuiti, entrambe per ragazzi e ragazze. Per le studentesse è certamente più facile trovare una stanza in una residenza, visto l’alto numero di strutture esclusivamente femminili.

Tra queste, la più grande è la Domus Civica, con 90 posti. Seguita dall’Istituto delle Canossiane che accoglie ogni anno circa 60 ragazze. Ma anche il collegio delle Salesie, con 49 posti, e il Collegio Universitario San Pietro con 30 posti. Residenze più piccole sono la Domus Giustinian e il collegio delle Dorotee, con 15 letti.

La scelta, insomma, non manca. «A mancare sono dei modelli di residenzialità che agevolino l’integrazione tra studenti e residenti» sottolinea ancora una volta LISC. Concretamente, il Collettivo chiede che gli Atenei e la Municipalità favoriscano la locazione degli immobili del centro storico ai giovani, senza una casa come potrebbero fermarsi e ripopolare Venezia?

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