«Sembra che la montagna si sia spaccata»
VENEZIA. «Quei canyon profondi che scendono dalle rocce fin giù quasi in strada, dall’alto, sono impressionanti. Mettono angoscia. Vedi come l’acqua ha la forza di sgretolare rocce e montagne che sembrano indistruttibili. Sono intervenuto in diverse situazioni di frane in montagna. Ma questa volta quanto successo e quanto si vede dall’alto mi ha fatto molta impressione». A parlare è Alessandro Favero, pilota di elicotteri esperto e in forza al Nucleo Elicotteri dei vigili del fuoco di Tessera. Favero, con una ultra decennale carriera di volo alle spalle, e la sua squadra con un tecnico dei vigili del fuoco di Belluno, ieri mattina ha sorvolato le frane dell’agordino. Un volo di ricognizione. Altre ricognizioni sono previste nei prossimi giorni anche a supporto dei tecnici che dovranno decidere cosa fare per garantire la sicurezza di paesi e strade.
La squadra è partita alle 6.30 da Tessera, caricato il tecnico a Belluno, sono arrivati sul luogo della tragedia intorno alle 7. Il compito assegnato era una ricognizione per stabilire eventuali altre situazioni di pericolo che il tecnico doveva valutare. Hanno seguito il tracciato della Statale Alemagna fin quasi a Cortina. Una strada che da tempo, almeno una volta l’anno, viene interrotta per la caduta di frane.
Parla ancora Favero: «Anche più a nord della frana che si portata via le auto e ha causato i morti la situazione fa impressione. Sembra quasi che la montagna si sia spaccata con ferite profonde anche venti metri, canyon ove l’acqua s’infila con forza e porta via tutto scaricandolo a valle. Si vedono grossi massi e uno si chiede come l’acqua sia riuscita a spostarli. Questo ti fa capire la forza distruttiva che in poco si è sviluppata in quell’angolo di valle» continua Favero «Ma non è solo l’Antelao che mette paura, anche il resto del costone che costeggia la statale fino quasi a Cortina è fessurato e preoccupa. Sono intervenuto anche su altre frane nelle Dolomiti, in estate e anche in inverno. Ma questa mi ha impressionato moltissimo, più delle altre».
E poi i morti, praticamente in centro a San Vito e in un luogo dove hanno realizzato la stazione a valle di una funivia e dove chi è morto pensava di trovarsi in un luogo sicuro.
Molto probabilmente l’acqua è ritornata dove in passato, molto probabilmente, passava anche se il nome sembra una beffa: Rusecco. Lì dentro si è incanalato e ha portato distruzione.
«Dall’alto ci si rende conto chiaramente di quanto sia stata potente la forza dell’acqua. Dal punto dove ha portato giù massi, terra, fango e ha travolto le auto parcheggiate vicino alla stazione della funivia, a dove sono stati trovati i corpi delle vittime e le auto distrutte ci sono almeno due chilometri di distanza. È impressionante. Chi si è salvato è stato miracolato. Non so se sia il termine corretto dire bomba d’acqua. Ma quanto appare dall’alto è proprio l’effetto di una bomba», conclude Alessandro Favero.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia