Selfie distesi in strada individuati 4 giovani

SPINEA. Quattro ragazzini di seconda media, già individuati, sono i protagonisti della roulette russa di via Rossignago. Ci sarà da capire, parlarci, recuperare in loro il senso critico di un’azione...

SPINEA. Quattro ragazzini di seconda media, già individuati, sono i protagonisti della roulette russa di via Rossignago. Ci sarà da capire, parlarci, recuperare in loro il senso critico di un’azione che poteva avere conseguenze davvero tragiche e che forse non hanno ancora ben compreso del tutto. E ciò che forse più preoccupa è che si tratta di ragazzi tranquilli, che mai hanno dato preoccupazioni, né sui banchi di scuola, né in famiglia nel privato. Ragazzi per bene, capaci di trasformarsi, forse spinti a farlo - come accade talvolta - da qualche ragazzo di qualche anno più grande di loro.

Lo choc corre in rete a Spinea, fortunatamente più veloce delle auto che venerdì hanno frenato all’ultimo per non investire quei giovanissimi distesi sull’asfalto per farsi fotografare, pronti ad alzarsi solamente all’ultimo, per vedere chi aveva il coraggio di rimanere a un passo dalla morte. «Dove sono i genitori?», si chiedono oggi in molti. Già, i genitori, spesso però all’oscuro che siano proprio i figli i protagonisti di queste nuove assurde tendenze. A casa bravi ragazzi, a scuola studenti modello, ma nel giro di chat, internet, gruppi che fomentano rischi mascherandoli da coraggio. Una forma di cyberbullismo difficile da estirpare, anche solo da verificare.

«Ciò che preoccupa», spiega l’assessore all’Istruzione ed ex insegnante Loredana Mainardi, «è che si tratta di ragazzi normali, di buona famiglia. Non quei quattro o cinque bulli ben noti a tutti in città, che vandalizzano o ci danno da penare. Questo ci fa capire che il tema del bullismo e dell’uso non adeguato dei social va affrontato a fondo, perché si tratta di un’emergenza. E noi lo stiamo facendo, già sin dalla scuola primaria».

Ragiona Mainardi: «Ragazzini di dodici anni non hanno ancora gli strumenti culturali e cognitivi per affrontare questi problemi: non sono in grado di difendersi dal capo, che li manipola e li spinge a tanto. Non so di chi siano le responsabilità, ma questa è una generazione fragile e dobbiamo riservarle tutte le attenzioni, sia nei contesti strutturati come la scuola, ma anche quando sono fuori dal nostro controllo. Lo spirito critico va curato più dei programmi scolastici: se non c’è in loro la capacità di valutare ciò che può metterli in pericolo, non riusciranno a difendersi». (f.d.g.)

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