Sei medici di Medicina generale vanno in aiuto dei Pronto soccorso. Ecco chi sono e dove vanno

L’Usl: «Gestiranno i codici bianchi». I sindacati: «Coperta corta»
Alberto Sanavia
La sala d'attesa del Pronto soccorso
La sala d'attesa del Pronto soccorso

 MESTRE. Sono tutti operativi i sei medici di Medicina generale che, fino alla fine di ottobre, aiuteranno alcuni pronto soccorso dell’Usl 3 per la gestione dei codici bianchi.

Con una determina dello scorso 12 agosto, sono stati così conferiti alcuni incarichi provvisori al servizio di continuità assistenziale del progetto “Ambulatori codici bianchi”.

Il tutto si rende possibile grazie all’accordo collettivo nazionale con i medici di medicina generale e da successivi decreti per adottare un piano di azioni volte ad ottimizzare la gestione degli accessi.

Chi sono i medici coinvoltI

I sei medici saranno distribuiti tra i distretti 2, 3 e 4 dell’Usl 3. I dottori daranno un aiuto ai pronto soccorso di Mestre, Chioggia e Dolo.

Nello specifico, dal 1° agosto al 31 ottobre il dottor Cristian Pinello e la dottoressa Valeria Calvino ricopriranno l’incarico provvisorio di medico di continuità assistenziale addetto all’ambulatorio codici bianchi del polo ospedaliero di Mestre.

Il dottor Denni Notarangelo sarà disponibile dall’1 agosto al 31 ottobre per l’ospedale di Chioggia, così come il dottor Marco Giorgio Pizzini (dal 5 agosto al 31 ottobre).

Per il pronto soccorso di Dolo, dal 5 agosto al 31 ottobre ci sarà la dottoressa Ortensia Pirro, così come da ieri al 31 ottobre si è aggiunto ufficialmente il dottor Edoardo Mancin.

L’onere di spesa per il provvedimento adottato è ricompreso per 67 mila euro nel budget del bilancio 2022, salvo eventuali adeguamenti contrattuali.

«Per normalizzare e rendere agile l’attività di tutti i pronto soccorso», dice il dg Edgardo Contato, «stiamo utilizzando tutti gli strumenti che la normativa ci mette a disposizione. Questo salto di qualità avviene grazie alle soluzioni offerte dalla Regione, che aumenta l’opportunità d’ingaggio di medici convenzionati o strutturati».

«Nel nostro caso, in aggiunta al personale strutturato, stiamo garantendo anche la presenza di medici di continuità assistenziale all’interno degli ambulatori “codici bianchi”. Questa nuova forza lavoro garantirà turni specifici, andando così a ridurre progressivamente l’impatto delle cooperative, presenti con i loro medici negli ultimi periodi d’emergenza».

la posizione dei sindacati

«I codici bianchi nell’Usl 3 sono in media il 40% degli accessi», dice Cristina Bastianello della Cgil, «con picchi del 53% a Mestre. La gente si presenta in pronto soccorso perché non ha una risposta rapida nel territorio: i medici di base sono pochi e spesso oberati di lavoro. Questi ambulatori ospedalieri per la gestione dei codici bianchi nascono con l’intento di smaltire le code, ma la cosa strana è che si continuano ad assegnargli medici».

«Si deve prevedere la valorizzazione del ruolo dell’infermiere, cosa che anche in questa occasione non è accaduta. A nostro avviso sarebbe ora d’iniziare a farlo. Ritengo inoltre che sia un peccato aver liquidato i medici Usca: bisognava assumerli e non lasciarli a casa. Ad oggi si sta rimpolpando la fila dei precari. Serve una programmazione oculata».

Anche Massimo Grella della Cisl esprime le sue perplessità. «Stiamo utilizzando una coperta corta», spiega, «che ricade non solo sui medici ma su tutte le professioni sanitarie. L’Usl 3 non ha particolari responsabilità su questo, ma è un tamponare il problema. Manca una regìa regionale e nazionale che dia valore anche agli infermieri e gli oss, che tengono in vita gli ospedali. Siamo molto preoccupati ed è necessario togliere i numeri chiusi dalle Università se vogliamo risolvere seriamente il problema per il futuro dei medici e della sanità».

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