Se un "matto" commette reati nessuno sa più cosa fare

VENEZIA. I pubblici ministeri delle Procure del Veneto non sanno più che pesci pigliare, non sanno dove mandare chi compie reati ed è con tutta evidenza un malato psichiatrico. Dal 31 marzo scorso, infatti, gli Ospedali psichiatrici giudiziari sono stati chiusi per legge, anche se chi era trattenuto là è ancora dentro quelle mura; il nome però è cambiato, adesso Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere (dove ci sono ancora 45 malati di mente veneti, tra cui tre donne) si chiamano Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria). Ogni regione avrebbe dovuto creare una residenza per i malati del suo territorio, strutture sanitarie davvero alternative al ricovero manicomiale, pur con un deciso controllo per quelli considerati socialmente pericolosi.
Il Veneto per ora non ha la sua Rems, anche se la giunta regionale ha deciso di realizzarla a Nogara, nel Veronese, con i 14 milioni erogati dallo Stato. Ma è un progetto ancora sulla carta. Così i pubblici ministeri veneti si trovano a gestire situazioni di grande disagio: sarebbe facile spedire tutti, anche i malati, in carcere, ma questo crea sofferenza inutile all’interessato che viene curato poco e male, e spesso grandissimi disagi agli agenti della polizia penitenziaria, che non sono in grado di gestire questo tipo di umanità in celle spesso sovraffollate, e agli altri detenuti.
Ecco, allora, la trafila alla quale è costretta la pubblico ministero di Venezia Carlotta Franceschetti, che non avrebbe alcuna intenzione di rinchiudere un indagato chioggiotto nel carcere di Santa Maria Maggiore soltanto perché resta l’unica soluzione praticabile. Non è accusato di reati gravissimi: deve rispondere di danneggiamento e, dopo essere stato giudicato instabile, è stato ricoverato nel reparto di Psichiatria dell’Ospedale di Chioggia, che però non è un luogo di detenzione, dove il livello di sicurezza è limitato anche se ha tutti i requisiti terapeutici. Così, un giorno sì e uno no, il chioggiotto sfascia le suppellettili della stanza dove lo trattengono.
La pm lagunare ha preso carta e penna e ha scritto a una quindicina di strutture sanitarie, alcune nelle regioni dove le Rems sono state costituite, e ha spedito la richiesta di aiuto anche alle strutture del Veneto che si erano dichiarate disponibili a ricevere alcuni malati. C’è chi non ha ancora risposto, quelle che lo hanno fatto hanno dato una risposta negativa. Dalle altre regioni hanno spiegato che sono a disposizione dei malati del loro territorio e non sono in grado di accoglierne altri.
Anche dal Veneto sono arrivati i “no” per questioni di posti. Allora, il magistrato ha scritto all’ex Ospedale psichiatrico più vicino, quello di Castiglione delle Stiviere, nel Mantovano: le hanno risposto che in questo momento ospitano 265 pazienti-detenuti, ben 101 in più di quelli che la struttura sanitaria potrebbe sopportare. Nell’ex manicomio giudiziario, infatti, sono rimasti tutti coloro che non sono strati ripresi nelle loro regioni, visto che l’amministrazione, come in Veneto, non ha creato ancora una propria struttura. A questi, poi, si sono aggiunti i nuovi entrati della Lombardia.
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