«Se sarò eletto sindaco ai Pili non farò nulla»
VENEZIA. «Se sarò sindaco, nell’area dei Pili non sarà realizzato né sviluppato alcun intervento». Luigi Brugnaro commenta seccamente la notizia pubblicata dalla Nuova di un vertice in municipio convocato ieri dai commissari con i tecnici comunali. Si doveva esaminare proprio la richiesta protocollata da una sua società, la “Porta di Venezia” l’11 febbraio scorso. La riunione, convocata dai subcommissari Natalino Manno e Michele Scognamiglio, si è tenuta ieri pomeriggio a Ca’ Farsetti, alla presenza dei dirigenti di Urbanistica Oscar Girotto e della Mobilità Franco Fiorin. Finita con un rinvio. Ma non per ragioni di opportunità politica, trattandosi di una proposta presentata da un imprenditore candidato sindaco in un periodo di gestione commissariale. «Mancava documentazione», hanno concluso i funzionari.
Le richieste presentate su che fare di quell’area, acquistata tempo fa dalla società di Brugnaro, sarebbero dunque «generiche», precisa Brugnaro nel pomeriggio. «L’incontro di ieri? Non aveva regime di urgenza, è servito per definire solo le destinazioni d’uso delle aree sulla base di quanto già previsto dal Pat, il Piano di Assetto del territorio e dagli altri strumenti urbanistici». Destinazione d’uso non proprio secondaria per stabilire il futuro di quella parte di città. Pat e Variante al Prg prevedono infatti per i Pili una destinazione a verde attrezzato. Definizione che va declinata con gli strumenti attuativi, cioè con progetti da far approvare dal Comune.
La richiesta presentata dalla società di Brugnaro e firmata dal suo braccio destro Derek Donadini, prevede una serie di possibili realizzazioni nell’area strategica dei Pili, in gronda lagunare, da realizzarsi in due fasi e con accordi pubblico-privati come previsto dalla legge regionale 11. Per far questo è necessario un cambio d’uso, che aumenta il valore delle aree. Una parte di quel plusvalore per legge dovrebbe finire al Comune. Ai Pili Brugnaro chiede da tempo di realizzare un grande parcheggio nell’area scoperta, almeno 20 ettari. Punto strategico per chi arriva a Venezia, servito dalla fermata del tram che funzionerà dopo l’estate e dalla pista ciclabile, che corre in parte sui terreni di proprietà di Brugnaro. La seconda fase del grande progetto prevede la realizzazione di un grande palasport, facilmente raggiungibile sia dalla laguna che dalla terraferma. E i negozi, uffici, residenza, servizi. Una “nuova città“ in riva alla laguna che impone scelte urbanistiche precise. Investimenti notevoli e nuovi posti di lavoro. Nella memoria presentata dalla società si parla di una forbice che va tra i 5 e i 10 mila.
Dunque, benefici reali, secondo Brugnaro. Ma anche problemi patrimoniali, oltre che potenziali conflitti di interesse. Di chi sarà alla fine la proprietà delle nuove strutture e dei parcheggi? Cosa guadagnerà il Comune da questa grande operazione? «Come già dichiarato pubblicamente», ripete Brugnaro, «confermo e ribadisco che in caso di mia elezione a sindaco non si farà nulla». Intanto la notizia della riunione è uscita dalle mura di Ca’ Farsetti e desta qualche polemica sui possibili conflitti dell’imprenditore, presidente di Umana. Che senza ascoltare, come ha confessato lui stesso, il «partito molto numeroso dei contrari», ha scelto di «seguire la sua coscienza» e di scendere in campo per la corsa elettorale. Per questo ha annunciato di voler rinunciare al progetto su Poveglia, mentre si concluderà il restauro della Misericordia, iniziato da qualche mese. Anche i Pili hanno cominciato il loro iter. E il governo dei commissari presieduto da Vittorio Zappalorto ha ritenuto opportuno convocare una riunione operativa a poche settimane dalla scadenza del suo mandato.
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