Se non paga gli alimenti dovrà andare in carcere

Per sette anni un cinquantenne di Caorle non ha versato a moglie e figlia quanto stabilito dal giudice. Ieri il tribunale lo ha condannato al risarcimento
Di Giorgio Cecchetti
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma

CAORLE. Se non verserà la provvisionale - ventimila euro per la figlia e altri cinquemila per la moglie - non scatterà la sospensione condizionale della pena e l’imputato dovrà scontare i quattro mesi di reclusione ai quali è stato condannato. Insomma, se entro dodici mesi dalla sentenza di ieri non pagherà, la porta di Santa Maria Maggiore si aprirà per il 50enne di Caorle Gioacchino Marin. Questa la sentenza letta ieri in aula dal giudice monocratico di Venezia Stefano Manduzio: l’ha letta dopo aver sentito il difensore e il legale della moglie, che si è costituita parte civile con l’avvocato Giulia Turchetto.

Gioacchino Marin doveva rispondere della violazione degli obblighi di assistenza familiare, il reato contestato a coloro che fanno mancare i mezzi sussistenza al coniuge e ai figli minori o, comunque, che non lavorano ancora. A decidere che avrebbe dovuto versare una quota alla moglie per lei e la figlia era stato il giudice civile, ma per sette anni, dal 2004 al 2011, l’imputato non lo aveva fatto, nonostante un lavoro l’avesse.

Solitamente, infatti, i mariti che non ottemperano all’obbligo imposto dal magistrato che si occupa della separazione e in seguito del divorzio si giustificano sostenendo che non lavorano, che hanno perso l’occupazione e spesso chi non ha una busta paga regolare perché non è lavoratore dipendente bensì autonomo riesce anche a cavarsela. In questo caso, l’avvocato della parte offesa aveva compiuto alcuni accertamenti ed è riuscita a provare che l’imputato negli ultimi anni aveva operato nel settore della pesca come dipendente di una cooperativa.

Il pubblico ministero in udienza è riuscito a dimostrare che l’imputato avrebbe potuto pagare, insomma aveva i soldi per farlo, ma per ben sette anni non ha versato gli emolumenti previsti e il giudice monocratico di Venezia lo ha condannato a quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 400 euro, inoltre ha accolto le richieste di risarcimento avanzate dall’avvocato di parte civile. Ha sostenuto che quello complessivo lo dovrà stabilire il Tribunale civile con un giudizio separato, ma ha anche previsto il pagamento di una provvisionale che Marin deve versare subito. Sapendo, però, che presentando appello, l’esecutività della sentenza si blocca, ha disposto che la sospensione condizionale della pena detentiva scatti soltanto se l’imputato verserà alla moglie e alla figlia i 25 mila euro di provvisionale. Questo parziale risarcimento dovrà scattare entro un anno, altrimenti Marin verrà arrestato per scontare i quattro mesi.

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