«Se mi avessero rapito sarei morto»

Il racconto di Nazzareno Callegaro, l’orafo 82enne nel mirino della banda del Piovese che lo voleva derubare e seviziare
Di Alessandro Abbadir

«Se mi avessero rapito sarei morto. Ho 82 anni e un peacemaker al cuore. Avevano intenzione di tagliarmi un orecchio. Non avrei resistito un solo giorno nelle loro mani». A parlare ancora sconvolto è Nazzareno Callegaro, ex orafo in pensione, dopo l’arresto della banda del Piovese che aveva progettato di rapirlo e di ferire insieme a lui anche la moglie, Aurora Fabian di 77 anni.

La coppia di anziani con il loro figlio, Roberto, è spaventata a morte. I carabinieri della compagnia di Piove di Sacco insieme a quelli di Chioggia in questo periodo sono stati i loro angeli custodi, ma non hanno voluto rendere noti i particolari dei piani dei criminali, per evitare che all’anziano accadesse un malore e per evitare che i banditi fiutassero l’operazione e si dileguassero.

I militari dell’Arma, i due anziani li hanno così controllati a distanza, pronti ad intervenire in qualsiasi momento se i banditi fossero entrati in azione. «Non capisco», spiega Callegaro, «perché i banditi si siano accaniti verso di me. Ho chiuso il mio lavoro di orafo almeno un anno fa». L’anziano orafo però, che risiede in via Fogarine a Fossò al civico 33, racconta che già un anno e mezzo fa, i banditi lo avevano derubato pesantemente. «Erano entrati in casa», spiega, «e mi avevano razziato oro e preziosi che tenevo per lavoro, un bottino di oltre 60 mila euro. Qualche anno prima ero stato rapinato nei dintorni di Cavarzere. Mentre stavo portando dell’oro a un gioielliere della zona in macchina, un’auto mi ha tagliato la strada e armi in pugno mi hanno derubato dei preziosi che avevo con me. Penso che qualcuno di questi banditi avesse a che fare con le precedenti rapine, e che quindi da quel momento sia finito nel mirino di persone prive di qualsiasi scrupolo».

Il figlio Roberto che fa l’elettricista, spiega che anche lui è sconvolto da quello che è accaduto e quando esce di casa si guarda intorno. «Non ho mai voluto», racconta, «fare l’orafo anche io, proprio per non correre questi pericoli». Resta però fortemente preoccupata la moglie di Nazzareno Callegaro. «Ci hanno detto i carabinieri», dice la signora Aurora, «che qualche malvivente di questa banda è ancora latitante, ma che contano di acciuffarlo al più presto aggiungendolo alla decina già finita in carcere. Se avessero rapito mio marito, lo avrebbero legato e mutilato. Non sarebbe resistito un giorno. Per me poi avevano in programma di tagliarmi una mano».

Particolari agghiaccianti quelli raccontati alla coppia di anziani dalle forze dell’ordine, che lasciano sgomenta la donna: «Non siamo ricchi», dice. «Siamo gente semplice. La casa in cui viviamo (una bella villetta di color arancione) l’abbiamo costruita con tanti sacrifici nostri, e di nostro figlio. Ho lavorato come emigrata in Svizzera a Zurigo per decenni facendo i lavori più disparati. Ci siamo sempre sacrificati per ottenere qualcosa nella vita e ora scopriamo che eravamo nel mirino di una banda di spietati criminali che non avrebbero avuto paura di ucciderci per qualche soldo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia