Se la cava con la prescrizione

Armando Zorzi di Cavallino doveva rispondere di sette capi d’imputazione fra cui l’estorsione
foto per mion arresti zorzi armando
foto per mion arresti zorzi armando

CAVALLINO. Il pubblico ministero aveva chiesto una pesante condanna, cinque anni e mezzo di reclusione per uno dei due imputati. Ma il tempo trascorso dai fatti contestati, ha costretto il giudice monocratico di Venezia Andrea Battistuzzi a dichiarare la prescrizione per la maggior parte dei reati contestati al 47enne pregiudicato di Cavallino Armando Zorzi. Lo stesso è accaduto per l’altro indagato, il 35enne napoletano Francesco Marsicano. Il primo era difeso dall’avvocato Carlo Costantini, il secondo da Giampaolo Bevilacqua. I fatti risalivano al 2003 e dal processo erano già usciti in tre, l’ex consigliere comunale Giorgio Nesto e il napoletano trapiantato a Cavallino Mario Schisano patteggiando due anni di reclusione ciascuno, mentre era stato assolto il veneziano Samuel Lazzarini. Zorzi e Schisano erano anche finiti in manette. L’ex consigliere e gli altri erano accusati inizialmente di aver ottenuto gli appalti comunali per gestire i servizi sulle spiagge del litorale con la violenza. Estorsione, incendio doloso, minacce e danneggiamento, questi i reati contestati sette anni fa con l’ordinanza di custodia cautelare. Un’indagine portata avanti dall’allora pubblico ministero Francesco Saverio Pavone, ma che aveva attirato l’attenzione anche di altri organi. La Prefettura di Venezia, infatti, aveva costituito una commissione d’indagine composta da due funzionari e da un ufficiale della Guardia di Finanza, i quali avevano fatto le pulci alla nuova amministrazione per appurare se Nesto avesse ottenuto appoggi all’interno o se fosse stato favorito. Al termine dell’ispezione era venuto alla luce che l’ex consigliere avrebbe sicuramente approfittato della sua carica pubblica che gli permetteva di consultare gli atti, di avere in anticipo alcune informazioni e di mantenere una posizione privilegiata, per avvantaggiarsi in qualità di imprenditore. Per quanto riguarda l’amministrazione municipale, sarebbero emersi errori e leggerezze, compiute a causa della carenza di organico (il Comune era appena nato).

Ieri, Zorzi doveva rispondere di ben sette capi d’imputazione, in particolare di un’estorsione consumata, di altre quattro tentate e di porto e detenzione abusivo di armi, mentre Marsicano soltanto dell’ultima accusa. Il giudice monocratico di Venezia, ieri, ha derubricato l’estorsione in esercizio abusivo delle proprie ragioni e ha dichiarato la prescrizione, così come per le accuse riguardanti le armi, mentre ha assolto Zorzi dalle tentate estorsioni.

Non è il primo processo per Zorzi: nel 2005 la Corte d’assise d’appello aveva condannato a nove anni e cinque mesi di reclusione per traffico di stupefacenti e per l’omicidio sulla tangenziale di Mestre del poliziotto della Squadra mobile veneziana Antonio Lippiello (un anno e cinque mesi per morte causata da un altro delitto). Due anni fa aveva patteggiato tre anni e quattro mesi per traffico di droga e armi.

Giorgio Cecchetti

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