Se Jack Nicholson sproloquia in dialetto veneziano
A Dolo è la stagione di Doliwood. Magie del doppiaggio e della velocità con cui i film in salsa veneta sono rimbalzati da un social network all’altro
In principio era Hollywood (Stati Uniti), poi è arrivata Bollywoood (India). Da queste parti (Dolo) è la stagione di Doliwood: con Jack Nicholson che sproloquia in dialetto alla barra del bar di Shining e Bubba, l'amico di Forrest Gump, che anziché sognare di pescare rossi e paffuti gamberi, coltiva verze nel Polesine.
Magie del doppiaggio e della velocità con cui i film in salsa veneta sono rimbalzati da un social network all'altro, condivisi da migliaia di ragazzi. L'idea di fondo: doppiare i grandi film in dialetto, dare nuove forme e significati alle scene, deviare dalla narrazione ufficiale e ricontestualizzare. Come accade ad esempio nella parodia di Avatar, il colosso firmato da James Cameron che nelle mani di quelli di Doliwood diventa «Avate», ovvero: lavati, storia d'amore in una Dolo post-nucleare. E' questa una delle narrazioni preferite - recentemente è stato realizzato il terzo episodio - ma nella testa dei produttori di Doliwood (nel logo al posto della «i» c'è il campanile del paese) sono state frullate e frullano un sacco di idee. «Siamo partiti tra fine maggio e inizio giugno con il doppiaggio di Avatar ed è stato subito apprezzato», racconta Giorgio Brugnone, 39 anni, tecnico informatico per professione, musicista e film-maker per diletto, anima del progetto per dichiarata incoscienza.
«Lo abbiamo fatto cercando di farlo bene - racconta - studiando il labiale e adattando il testo». In sala di registrazione, che poi sarebbe la casa di Giorgio, ad Arino di Dolo, si alternano una decina di doppiatori, che prima di tutto apprezzano lo stare in compagnia con un bicchiere di merlot. La lingua usata è sempre il dialetto, ma è un dialetto ibrido, sporco, mescolato con cura. «Un po' vicentino, un po' padovano, e ancora veneziano e trevigiano con un pizzico di italiano, un po' perché così allarghiamo il pubblico - racconta Giorgio - e un po' perché il dialetto veneto per noi è una lingua viva, dalla forte espressività: in ogni dialetto c'è una parola giusta per chiamare le cose. Noi ovviamente, aldilà delle polemiche politiche che quando si parla di queste cose si innescano, crediamo che sia un valore mantenere vivo il dialetto veneto. Lo facciamo giocando». La scena più cliccata? Bubba Capuzzo che declama l'elenco pasticciato dei piatti veneti a base di verze.
E visto che qui si mangia come si parla, dimenticate l'umorismo inglese e mettete in conto le battute crasse: Doliwood non è un paese per radical chic, ma di serate da pane e salame. Come i «Cabernet Boys» cantati da Herman Medrano (ultimo album «Te toca ti»), rapper che partecipa al progetto, così come altri artisti locali con i quali i Doliwood si sono esibiti anche dal vivo. Al Festival Web di Campedello di Vicenza, dove hanno vinto un premio per l'uso della lingua veneta e a Cortonogara, rassegna di cortometraggi sul Brenta. E' un gioco che un po' alla volta si sta facendo quasi serio. La risposta della Rete in pochi mesi è stata ottima. Doliwood Film su Facebook ha circa 7.500 fan, il sito internet (doliwood.com) è continuamente seguito, gadget e magliette cominciano a vendersi mentre su YouTube i video del gruppo sono stati visti, complessivamente, circa 500 mila volte. Dopo la realizzazione di Avate 3 nuove produzioni sono in corso. «Stiamo cercando di coinvolgere anche alcuni attori veri - aggiunge Brugnone -, le sorprese non mancheranno».
IL PROGETTO: CHI C'E'
Le voci che impazzano sul Web
Chi c'è dietro Doliwood? Un gruppo di amici con competenze diverse, ognuno di loro ha messo a disposizione la propria. Giorgio Brugnone, 39 anni, tecnico informatico, Roberta Livieri, 38, casalinga, Ermanno Menegazzo, 38, impiegato, Katia Bonora, 33, insegnante, Mauro Ballin, 39, impiegato, Donatella Rampazzo, 33, responsabile amministrativa, Luca Tiengo, 36, ingegnere, Serge Brugh, 42, musicista, Silvia Pasquetto, 33, fotografa freelance, Luca Bozzato, 30, cameraman, Erica Liddeo, 30, make-up artist, Simone Girardello, 31, tecnico informatico, Elena Vanin, 31, impiegata, Sara Alba, 30, istruttrice di fitness, Adolfo Zilli, 38, creativo freelance, Pierpaolo Rebellato, 36, impiegato.
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