Scuole aperte, ma non agibili quattro su dieci senza certificato

I dati del Ministero sulle 800 strutture del Veneziano: alcune, costruite prima del 1970, non sono tenute ad avere il documento, altre sono prive per lavori in corso o perché hanno altre certificazioni
Di Francesco Furlan
MESTRE (VE) LICEO FRANCHETTI ESAMI MATURITA'. 22/06/2010 © LIGHTIMAGE ESAMI MATURITA AL FRANCHETTI
MESTRE (VE) LICEO FRANCHETTI ESAMI MATURITA'. 22/06/2010 © LIGHTIMAGE ESAMI MATURITA AL FRANCHETTI

Quasi quattro scuole su dieci della provincia di Venezia sono prive del certificato di agibilità: il 19,1% perché costruite prima del 1970 e quindi non tenute all’obbligo del certificato statico; il 18,3% senza apparente motivo. Un po’ perché ci sono lavori in corso, un po’ perché nessuno lo ha mai chiesto. Un po’ per burocrazia e un po’ per inadempienza. I dati riguardano le 800 scuole di ogni ordine e grado dei 44 comuni del Veneziano e sono stati pubblicati nei giorni scorsi dal ministero dell’istruzione, anche per altri ambiti: dai piani d’emergenza ai consumi energetici.

Senza agibilità? Ma come può essere - ci si domanda leggendo i dati - che ci siano scuole aperte senza aver ottenuto il certificato di agibilità? Per capirlo bisogna farsi spazio tra i faldoni di normative che si sono succeduti negli ultimi decenni. «Può capitare a causa di lavori in corso o perché per scuole vecchie al posto del certificato di agibilità si è preferito chiedere e ottenere il certificato di prevenzione incendio (Cpi) che comunque garantisce l’agibilità degli edifici», spiegano i tecnici dell’ufficio Edilizia scolastica della Città metropolitana, «oppure perché c’è un’agibilità di fatto, dovuta al fatto che le scuole sono aperte da molti anni».

E cercare di ottenerla è sempre complicato. Perché nel caso di scuole - di proprietà di un ente (per esempio lo Stato) ma dato in gestione a un altro (per esempio l’ex Provincia) dopo le che lo ha gestito un altro ente (il Comune) - nessuno sa dove siano le carte: il collaudo chi c’è l’ha? E la dichiarazione di conformità degli impianti? E la dichiarazione di salubrità? Non c’è nessuno che lo sappia. Meglio aggirare l’ostacolo richiedendo il Cpi.

Qualche esempio. Prendiamo il caso di Spinea: su 13 istituti scolastici 6 non hanno l’agibilità ma il Cpi - e quindi possono considerarsi a norma a tutti gli effetti - mentre i rimanenti 7 hanno il certificato di agibilità ma non ancora il Cpi visto che la norma che l’ha introdotto è successiva. Per ciò che riguarda il Comune di Venezia invece - secondo quanto spiegano dall’ufficio dell’edilizia scolastica di Ca’ Farsetti - tutte le scuole hanno l’agibilità. Ma come ha spiegato l’assessore ai Lavori pubblici Francesca Zaccariotto, sui 160 istituti scolastici gestiti da Ca’ Farsetti (sono escluse le scuole superiori, di competenza della Città metropolitana) solo la metà è in ordine con i certificati anti-incendio, di cui adesso devono dotarsi anche gli asili.

Città metropolitana. La neonata Città metropolitana gestisce 46 istituti superiori, per un totale di cento edifici tra sedi centrali e succursali. Secondo alcune stime circa il 10% è privo della formale autorizzazione di agibilità. Quel che ci dicono i dati pubblicati dal Ministero dell’istruzione è che le scuole sono vecchie, molto vecchie. Lasciando perdere il centro storico lagunare dove ci sono istituti ospitati anche in edifici con più di 300 anni di storia - come il liceo Marco Polo - la situazione non è più felice in terraferma dove la maggior parte delle scuole sono state costruite tra gli anni ’60 e ’70 anche se ci sono edifici molto più vecchi. La scuola Grimani di Marghera è del 1925, mentre il liceo classico Franchetti di Mestre - esempio di architettura fascista è del 1931.

Manutenzioni. Certificati a parte, ci sono i soldi per la manutenzione? Pochissimi. La Città metropolitana ha in bilancio un milione per la manutenzione ordinaria e 6 per quella straordinaria: ma sono virtuali, perché legate alla vendita delle quote azionarie detenute dalla Provincia, ad esempio quelle di Save. Pochissimi soldi li ha anche Ca’ Farsetti, per ammissione dell’assessore Zaccariotto: in bilancio ci sono, al momento, 200 mila euro.

Risparmio energetico. I dati pubblicati dal Mir svelano inoltre che l’86% delle scuole ha adottato provvedimenti per la riduzione dei consumi energetici e che nel 5% degli istituti ancora non c’è ancora un piano di emergenza.

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