Scuola senza menù per celiaci, genitori costretti a ritirare la figlia
VENEZIA. Hanno dovuto ritirare la figlia celiaca dal convitto Foscarini - nel quale aveva da poche settimane iniziato a frequentare la prima media - perché hanno scoperto che, nonostante le rassicurazioni ricevute, la mensa scolastica non è in grado di garantire alla bimba pasti senza glutine, realizzati a norma di legge: in un ambiente separato, in modo da evitare rischi di contaminazione. Pietanze senza glutine ci sono, ma preparate accanto ai pasti normali.
Così i genitori hanno prima avvisato l’Asl 12 di quanto stava accadendo e poi inviato un esposto alla Procura, preoccupati più che altro che altri alunni affetti da celiachia mangino cibi solo apparentemente gluten-free: «Avrebbero potuto ingerire inconsapevolmente e regolarmente», si legge nell’esposto, «la sostanza per loro tossica in assenza di un’adeguata e responsabile informativa alle famiglie in ordine alle modalità di preparazione dei pasti». «Prima di iscrivere nostra figlia Foscarini», racconta la madre, «avevamo avuto rassicurazioni a vari livelli, dalla segreteria al vice rettore, su menù senza glutine. Solo quando - a scuola iniziata - ho depositato il certificato che attesta la patologia di mia figlia, l’addetta mi ha detto che la struttura non avrebbe potuto garantire la somministrazione di cibo in assenza di contaminazione». Piatti senza glutine sì, ma preparati accanto a quelli con il glutine. In alternativa, un primo scongelato e poi una liberatoria per il resto delle pietanze, firmata dai genitori. Che hanno invece risposto con la segnalazione all’Asl, l’esposto e ritirando la figlia. «La legge 123/2005 prevede postazioni separate e dedicate», prosegue la madre, «per evitare contaminazioni con sostanze con il glutine, tossico per le persone che soffrono di celiachia. Quello che ci ha preoccupato è che altri bambini possano essere nella stessa situazione, senza che le famiglie lo sappiano».
«È vero, non c’è al momento in cucina uno spazio dedicato per la preparazione di cibi senza glutine, ma ci stiamo attrezzando», commenta il rettore Massimo Zane, «la Provincia ci ha comunicato venerdì che non ha fondi da destinarci per l’adeguamento e stiamo così provvedendo con risorse nostre: attendiamo il nullaosta dagli uffici dell’edilizia, poi partiremo. Abbiamo sempre garantito pietanze senza glutine agli alunni intolleranti, ma nessuna famiglia ci aveva mai chiesto spazi di cottura separati».
E si propone il problema della mancanza di risorse pubbliche per la scuola. Accogliendo la segnalazione della famiglia, a fine settembre, il Servizio igiene dell’Asl 12 ha inviato al convitto un atto di adeguamento alla normativa vigente.
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