Scuola, lumini e marcia funebre

Due flashmob dei lavoratori precari ieri sera a Rialto e Piazza Ferretto: «La riforma penalizza tutti»
Di Vera Mantengoli
Flash mob in piazza Ferretto Mestre
Flash mob in piazza Ferretto Mestre

Una marcia funebre sul Ponte di Rialto e in Piazza Ferretto. È il flash mob contro la riforma della «Buona scuola» che ieri si è tenuto in tutte le piazze d’Italia. Insegnanti e docenti, senza le sigle sindacali e senza bandiere di partito, si sono presentati vestiti di nero con un lumino rosso da cimitero in mano e per cinque minuti sono rimasti fermi. Un gesto simbolico che non ha voluto essere rafforzato da nessuno striscione.

«La riforma» ha detto Alessandra Michieletto «va a colpire i principi della scuola pubblica che sono quelli sanciti dalla Costituzione. La coscienza dello Stato l’hanno costruita negli anni i maestri e i docenti che sono andati dalle montagne sperdute ai paesini di campagna, per insegnare i valori civili. Ora tutto questo ci sta cadendo addosso e spesso veniamo considerati dei fannulloni. Ci aspettiamo che la scuola rimanga un patrimonio pubblico, cosa che la riforma sembra invece voler trasformare».

La «Buona Scuola» sembrava portare una ventata di rinnovamento e sistemare tutti quei docenti che da anni lavorano come precari, attendendo di conoscere ogni inizio anno il loro futuro e non venendo pagati durante i mesi estivi. «Domani (oggi per chi legge, ndr) – ha riferito Roberto Tinelli – saremo in Campo San Geremia per spiegare nel concreto come e che cosa cambierebbe con la riforma. La scuola è pubblica, mentre invece con la nuova norma il preside diventerebbe una specie di manager con la possibilità di scegliere i suoi docenti. Tutto questo non ci sembra corretto».

Ieri la performance è durata a Rialto e in Piazza Ferretto per cinque minuti, davanti allo sguardo di chi passava e domandava che cosa stesse succedendo. Docenti e genitori hanno protestato con un silenzio che esprimeva più di tante parole.

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