Scuola: a Mestre mancano 200 docenti, per le pulizie scoppia la grana bidelli

Con la nuova legge gli Ata sostituiranno il personale esterno, ma è tutto bloccato. «I dirigenti sono disperati, l’inefficienza dell’amministrazione centrale è palese»

MESTRE. È trascorso un mese dalla prima campanella, ma l’emergenza personale nel Veneziano è lontana dall’essere risolta. Sono 200, secondo il sindacato Snals, i supplenti che devono ancora essere nominati, tra docenti per i cosiddetti “posti comuni”, ovvero per l’insegnamento delle materie curricolari, e docenti di sostegno. Erano 1.500 alla vigilia del primo giorno di scuola.

«Siamo dinnanzi ad una situazione che permane gravissima, i dirigenti scolastici sono disperati», conferma il sindacalista dello Snals Giovanni Giordano, «Ci sono buchi per varie figure inserite in organico, a dimostrazione dell’inefficienza dell’amministrazione centrale». Una carenza, quella di maestri e professori, che si riverbera direttamente sugli studenti, con orari ancora ridotti e un mese in meno di lezioni.

«Con il passare delle settimane, le chiamate dei supplenti si fanno sempre più difficili», chiarisce Giordano. Le scuole in questo momento hanno due strade per cercare di sopperire alle mancanze con supplenze annuali: attingere alle graduatorie di istituto, quelle cioè formate da persone laureate ma senza abilitazione perché non si fanno più concorsi e quindi non possono puntare all’assunzione in ruolo, qualora non siano state ancora esaurite, oppure pescare dalle cosiddette “messe a disposizione”, ovvero dalla lista dove sono inseriti i laureati con un titolo per insegnare ma non abilitati, che non sono riusciti a inserirsi nelle graduatorie di istituto chiuse nel 2017.

L’aggiornamento è previsto per la prossima primavera. La situazione più critica resta quella del sostegno perché, come spiega Giordano, «I posti alla fine vengono coperti da personale non specializzato». Ma per i docenti di “posto comune” non va meglio: «Auspichiamo l’indizione di un concorso straordinario, così da avere un’infornata di docenti per il 1° settembre 2020», chiarisce il sindacalista.

il caos degli ata. Dal 1° gennaio 2020 dovrebbe scattare – ma il condizionale è d’obbligo, visto che manca ancora il decreto per la procedura concorsuale – una rivoluzione per quanto riguarda il personale Ata. Per effetto della legge di bilancio approvata lo scorso dicembre, ci sarà lo stop agli appalti di pulizia esterni nelle scuole.

Nel Veneziano, così come in Veneto, la maggior parte degli appalti è ora in carico alla Rekeep (ex Manutencoop). Al momento, spiega la sindacalista Sandra Biolo della Cisl, le pulizie sono già a carico dei collaboratori scolastici, ma ci sono ancora alcune imprese esterne che svolgono il proprio servizio in parti limitate di alcuni plessi.

Parte dei lavoratori delle cooperative andrà ad occupare gli 11.500 posti Ata in Italia – in Veneto sono 356 – che sono stati al tempo accantonati, attraverso il processo di internalizzazione. Il passaggio da impresa ad Ata avverrà secondo una valutazione dei titoli e un colloquio, i candidati dovranno avere alcuni requisiti tra cui almeno dieci anni di servizio, anche non continuativo, nelle scuole statali per servizi di pulizia e ausiliari e l’assunzione a tempo indeterminato in imprese che oggi garantiscono il servizio. Ma tra gli addetti ai lavori c’è molta agitazione perché si teme lo slittamento dei tempi.

Giovedì le rappresentanze sindacali saranno al Ministero e per il 15 ottobre è stato indetto uno sciopero nazionale. L’altro lato della medaglia sono però i lavoratori che potrebbero restare esclusi da questa infornata di assunzioni perché non soddisfano i requisiti richiesti. Sessantacinque, secondo i calcoli della Uil Trasporti, quelli che rischiano di restare fuori nel Veneziano.

Quasi tutte donne che oggi lavorano una media di 2-3 ore al giorno. «Persone che in alcuni casi hanno i requisiti, ma nei cambi d’appalto non è stata segnata la loro anzianità», spiega il sindacalista Daniele Zennaro. Si teme insomma l’effetto boomerang. «Siamo molto preoccupati, sollecitiamo le segreterie nazionali perché si faccia qualcosa di eclatante».

Emergenza Dsga. Altro nodo non meno grave è la carenza di Dsga, i direttori dei servizi generali e amministrativi, responsabili del coordinamento del personale non docente e della gestione economico-finanziaria dell’istituto. Quattordici su 97 quelli che mancano in provincia, ma ci sono 30 istituti che sono retti da assistenti amministrativi facenti funzione di Dsga. E Giordano è lapidario: «Mai vista una situazione peggiore». 


 

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