Scritta intimidatoria contro il proprietario dell’hotel Hungaria

Vernice rossa sull’asfalto: questa la modalità utilizzata per accusare l’imprenditore Teodoro Russo di essere mafioso. La scritta è comparsa martedì sera in via doge Michiel, a poche decine di metri dal retro del Grande Albergo Ausonia & Hungaria che la famiglia Russo gestisce da alcuni anni. “Russo Mafiò”, questo il testo, pare sia stato scritto da una ragazza, notata da alcuni passanti, che poi è salita su un’auto e si è dileguata. A indagare è la Polizia. Alcuni agenti delle volanti sono intervenuti subito martedì sera, ma non c’è stato modo di rintracciare in tempi brevi la donna che sarebbe autrice del gesto. Non è però escluso che la Polizia sia già sulle sue tracce, quantomeno per la dimensione della realtà lidense. Ieri mattina Teodoro Russo è stato avvisato dell’accaduto dal figlio, dal momento che in queste ore si trova fuori Venezia per impegni di lavoro. «Sapere una cosa del genere con una telefonata ti lascia di stucco», è stato il primo commento dell’imprenditore romano che da vent’anni ormai risiede sull’isola con la sua famiglia. «La prima cosa che farò domani (oggi, ndr) al mio rientro al Lido, sarà quella di sporgere denuncia contro i gnoti». Teodoro Russo è molto conosciuto non solo al Lido, ma in tutta la città. Titolare della Dogale Costruzioni, oltre all’Ausonia & Hungaria in Gran Viale la sua famiglia gestisce anche l’omonimo Russo Hotel che si trova invece in Riviera San Nicolò. Da sempre impegnato anche in attività sociali, è balzato agli onori della cronaca due anni fa con la ristrutturazione della statua della Madonna del Tempio Votivo. «Sono sorpreso, sconcertato e amareggiato per quanto è accaduto», aggiunge Teodoro Russo, «credo che darmi del mafioso sia proprio una cosa che esce dalla realtà. In tanti anni di impegno in questa città ho sempre dato lavoro a tante persone con ogni progetto, sempre ho cercato di trovare mano d’opera sul posto. Mi sento lidense, mi sento veneziano. Sono qui da vent’anni, e lo stesso ex sindaco Massimo Cacciari mi riconobbe questo aspetto, dicendo che ero sì un foresto ma veneziano di adozione». Russo ieri mattina ha pensato anche a possibili ritorsioni nei suoi confronti, senza però trovare alcun riferimento. «Non ho nemici e non ho mai ricevuto minacce», precisa, «due settimane fa ho mandato via una persona che per due notti aveva dormito di nascosto nell’albergo in Gran Viale, ed è il solo pensiero che mi viene. Ma credo che questo gesto sia opera di uno squilibrato, così come lo erano stati i vandalismi alle auto dei lidensi o le scritte contro il parroco. Provo solo tanta indignazione in questo momento».
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