Scout di San Donà punto da cinquanta zecche
LONGARONE (BELLUNO). Un esercito di zecche. Uno scout di San Donà è stato aggredito, dieci giorni fa, da una cinquantina di parassiti, durante un campo allestito a Campesine, nel territorio comunale di Longarone. È come se questo tredicenne del gruppo “San Donà 1”, che fa capo all’oratorio Don Bosco si fosse sdraiato su un cumulo di formiche rosse.
Il ragazzino si è ritrovato le gambe infestate dai fastidiosi parassiti che sono in grado di trasmettere anche delle gravi malattie. Le principali sono la malattia di Lyme, che è causata da un batterio di nome Borrelia che è curabile e da cui si guarisce una volta individuata, ma c’è anche l’encefalite Tbe, che provoca febbre alta, gran mal di testa e di gola, stanchezza e dolori ai muscoli e alla articolazioni e, a distanza di tempo, può degenerare in disturbi del sistema nervoso centrale. Anche per questo motivo c’è stata molta attenzione attorno a questo caso.
Ma perché le malattie si presentino, occorre che la zecca sia infetta e quelle bellunesi che hanno attaccato in massa lo scout, non lo erano. Un grosso spavento, quindi, ma nessun pericolo reale, anche per l’intervento iniziale di una scout più esperta, che ha studiato da infermiera e sapeva come comportarsi. In seconda battuta, sono intervenuti i carabinieri di Longarone, insieme all’ambulanza del Suem 118, che ha provveduto a portare il ragazzo al pronto soccorso dell’ospedale San Martino di Belluno. Qui tutte le cure necessarie, prima del ritorno a San Donà, con qualcosa di curioso da raccontare.
Gli scout sandonatesi avevano allestito il campo con le tende sopra Longarone. In tutto una sessantina di ragazzi e ragazze tra i 12 e i 16 anni, con le guide e gli animatori al seguito. Una magnifica esperienza in montagna, soprattutto per i più giovani, che erano partiti con grande entusiasmo e curiosità davanti a questa avventura lontano da casa. Una realtà molto radicata a San Donà, dove ci sono due gruppi scout e dove vengono organizzati campi estivi da sempre, senza aver mai avuto problemi di questo tipo. Lo scorso 8 agosto il gruppo si è mosso per una breve gita nella vallata e ha raggiunto un’area con l’erba piuttosto alta. Uno dei ragazzi ha iniziato a lamentarsi per il prurito e subito le guide si sono accorte dell’infestazione già avvenuta. Una cinquantina di zecche attaccate alle gambe e ai glutei. Con lui anche altri bambini erano stati infestati, ma in misura assai minore. Inevitabile il ricorso al pronto soccorso, dove è stata avviata la profilassi. Sono state eliminate le zecche e tutto si è risolto per il meglio.
Le autorità e i sanitari bellunesi hanno parlato di un caso unico e non è scattato comunque alcun allarme, in quanto la zona non è considerata a rischio nè sono stati riscontrati virus legati alla presenza di zecche. Probabilmente - questa appare la spiegazione più plausibile - la pioggia ha accelerato il proliferare delle zecche e il resto può averlo fatto qualche animale selvatico di passaggio: «Prima di ogni campo che organizziamo in montagna», spiegano i capiscout, «le famiglie sono invitate ad adottare la profilassi per le malattie. È stato un episodio eccezionale, che fortunatamente si è risolto senza conseguenze a livello di malattia».
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia