Scorzè, traffico di rifiuti nocivi: condannati i Mestrinaro
SCORZÈ. È arrivato a conclusione il lungo processo ai vertici della Mestrinaro di Zero Branco, accusati di traffico di rifiuti pericolosi. Martedì, in tribunale a Treviso, è stata letta la sentenza di condanna a due anni per i fratelli Mestrinaro, Lino e Sandro gestori della ditta, mentre sono stati assolti per non aver commesso il fatto Italo Battistella, responsabile della sicurezza della ditta, Maurizio Girolami, referente della società Intesa Tre, e l’amministratore dell’Adriatica Strade, Loris Guidolin di Castelfranco, entrambi perché i fatti non sussistono. Erano tutti accusati di traffico di rifiuti pericolosi.
Il giudice ha anche rigettato l’istanza di confisca dell’impianto, oggetto di sequestro preventivo nel marzo 2013. «Il tribunale ha rigettato tutte le richieste di provvisionale delle tantissime parti civili, a dimostrazione che nessun danno ambientale il processo ha potuto accertare», hanno commentato gli avvocati Fabio Pinelli e Alberto Berardi, legali di Lino Mestrinaro, «è stata rigettata anche la richiesta del pubblico ministero di confisca dell’impianto di Zero Branco, del quale il tribunale ha disposto la restituzione alla società avente diritto, a processo concluso. A dimostrazione della legittimità di esso e del suo funzionamento. Siamo assolutamente fiduciosi nel fatto che la Corte d’Appello accerterà, oltre a quanto già riferito, la correttezza di azione imprenditoriale del proprio assistito, prosciogliendolo definitivamente da ogni accusa mossa a suo carico».
Ha espresso soddisfazione per la sentenza l’avvocato Paola Bosio, legale di Maurizio Girolami. Secondo la Procura, nell’azienda di Zero Branco arrivavano rifiuti inquinanti conferiti dalle imprese edili. La Mestrinaro avrebbe dovuto trattarli per renderli inerti: in realtà, secondo gli inquirenti, i materiali non sarebbero stati sottoposti a “bonifica”, ma mescolati a calce e cemento e rivenduti così com’erano (a 39 euro a tonnellata).
Il materiale veniva poi utilizzato nei cantieri come base per strutture di ogni tipo: strade e parcheggi lastricati di rifiuti pericolosi, dalla terza corsia dell’A4 fino al parcheggio dell’aeroporto Marco Polo, impregnati di arsenico, nichel e cromo da 2 a 6 volte i valori limite. Scarti di materiale edile che dovevano essere resi inerti per essere riutilizzati, ma che invece, secondo l’accusa, sono stati reimmessi nel circuito delle costruzioni quasi così com’erano. Si era costituito parte civile anche il ministero dell’Ambiente che aveva chiesto una provvisionale di 300. 000 euro; la Save 78. 000 euro, la Città metropolitana di Venezia 50 mila, la Regione 100 mila, i comuni di Roncade e Zero Branco 80 mila ciascuno e le associazioni a tutela dell’ambiente Legambiente e Wwf 25. 000 euro.
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