Scorzé, sottrae 500 mila euro allo zio disabile. Condannato a 4 anni
SCORZÈ. Per farsi dare i soldi dallo zio disabile usava ogni genere di scusa. Nel campionario variegato, anche l’imminente nascita di due gemelli da una fantomatica compagna e la necessità di pagare le multe (finte) per la violazione della legge sulla privacy. Dinnanzi alle richieste, lo zio 65enne apriva il portafogli
. E così, dal 2009 al 2017 il nipote M.M., 34 anni di Scorzé, era riuscito ad erodere il patrimonio che lo zio aveva in banca, costituito in buona parte da un risarcimento di mezzo milione di euro ottenuto dall’assicurazione in seguito a un incidente del 2006 nel quale aveva perso una gamba. L’accusa, sostenuta dalla sostituto procuratore Elisabetta Spigarelli, ha quantificato una estorsione ai danni dello zio di oltre 500mila euro. E per estorsione, oltre che per truffa, uso indebito del bancomat e appropriazione indebita, ieri il 34enne è comparso davanti alla giudice per l’udienza preliminare Barbara Lancieri ed è stato condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per l’estorsione e l’uso indebito del bancomat. Non doversi procedere, invece, per la truffa e l’appropriazione indebita. Il suo difensore, l’avvocato Francesco Livieri, ha chiesto il giudizio con rito abbreviato ed è per questo che l’imputato ha beneficiato dello sconto di un terzo della pena. La sostituto procuratore aveva chiesto una pena ancora più severa: 5 anni e 8 mesi.
Prima di ritirarsi in camera di consiglio, la giudice ha ascoltato sia l’imputato che la parte civile, seguita da un amministratore di sostegno che si è costituito con l’avvocato Giovanna Tirocinio. «Gli davo i soldi per paura», ha raccontato lo zio. Tutti quei denari sono stati utilizzati dal nipote per fare la bella vita tra agi e serate in discoteca, sempre senza badare a spese. Ha parlato anche l’imputato, dando la propria versione dei fatti e sostenendo di non aver estorto quelle somme al parente. Oltre alla condanna, la giudice per l’udienza preliminare ha disposto una provvisionale a favore della parte offesa di 100mila euro, rimettendo il risarcimento al giudice civile. L’avvocato Tirocinio aveva chiesto 650mila euro, ovvero la somma tra i soldi estorti e i danni provocati, con 300mila euro di provvisionale.
A denunciare il nipote, dopo che il meccanismo estorsivo accertato dalla Procura andava avanti da otto anni, erano stati i familiari che si erano resi conto di come le condizioni economiche dell’uomo stessero precipitando inspiegabilmente, essendo costretto a vivere solo con la pensione da 650 euro al mese. Del caso erano stati informati anche i Servizi sociali del Comune. I carabinieri avevano avviato le indagini e in un primo tempo sembrava che l’estorsione avesse interessato anche la nonna. Ma non sono stati trovati riscontri e non è stata presentata alcuna denuncia dall’anziana. In una prima fase delle indagini, il giudice aveva disposto il divieto di dimora a Scorzé per il 34enne. Ieri la sentenza che potrà essere impugnata in Corte d’Appello. —
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