Scoppia la lite per un migrante trasferito

Il duro alterco tra il richiedente asilo e un operatore della cooperativa ha provocato l’intervento delle forze dell’ordine
CHIOGGIA. Ancora una volta i migranti del vecchio hotel Al Bragosso, di Sant’Anna di Chioggia, tornano a far parlare di sé. E basta veramente poco. Solo un mese fa, il 6 dicembre, l’ultima protesta. Poi, le acque sembrano chetarsi. La prefettura interviene, si tratta con i migranti, passa del tempo e il cuscinetto di pace esplode di nuovo. E così ieri mattina, i richiedenti asilo ospitati in quella struttura che versa sul mare, hanno fatto sentire la loro voce.


Stavolta però, in quel vecchio albergo immerso tra i casoni di campagna, i bungalow e tra i canneti di un paesaggio lagunare, non ci sono state risse, non ci sono state proteste in strada. Stavolta un semplice e banale diverbio tra un migrante e un operatore della cooperativa ha richiesto l’intervento immediato delle forze dell’ordine e degli uomini del commissariato di Chioggia che da due anni, sul fronte immigrazione, vivono in totale emergenza, anche e soprattutto per la presenza del vicino centro accoglienza di Conetta. Prima con il commissario capo Antonio Demurtas e ora con il nuovo dirigente, arrivato venerdì scorso, Rosario Gagliardi. Una situazione che rischia di scoppiare da un momento all’altro e che già più volte è scoppiata. Perché basta un niente. Ieri mattina ad accendere la lite, pare sia stato il probabile spostamento di un richiedente asilo. Un migrante che aveva fatto da portavoce durante la protesta, nei giorni scorsi, era stato avvertito che, per il suo comportamento e per aver divulgato foto e video all’interno della struttura, presto sarà posizionato in un altro alloggio. Poi l’intervento tempestivo dei militari dell’arma e degli agenti della polizia di Stato, rimasti lì a sorvegliare la situazione per tutta la giornata di ieri, ha scongiurato il peggio. Un fronte caldo. Ma tenuto ben sotto controllo. Ed era solo il 6 dicembre quando la rivolta scoppiò ancora al Bragosso. Ed era solo il 13 novembre quando iniziò l’epocale marcia dei migranti, che partendo da Conetta, andarono in giro per il Veneto. Il 6 dicembre la rivolta era scoppiata per un po’ di carta igienica. I profughi avevano lamentato il freddo, il cibo, la mancanza di pulizia e dell’acqua calda, oltre al troppo tempo trascorso dentro quello che per loro è diventato un bunker. Anche lì la lite era stata domata dagli uomini del commissariato e dai carabinieri. Alla fine il bilancio era stato di qualche contuso: il fratello del gestore della struttura era finito in ospedale con il naso rotto. Così il giorno dopo la prefettura decise di trasferirne un po’ e da lì alcuni richiedenti asilo furono trasferiti in una palazzina di Brondolo, un sobborgo di Chioggia, di appena 500 abitanti. Ma anche qui rivolte e proteste. Stavolta da parte dei cittadini che di profughi a Brondolo non vogliono nemmeno sentirne parlare. Una manifestazione pacifica si era tenuta il pomeriggio del 23 dicembre. E ora il comitato di Brondolo ha scritto anche al governatore Luca Zaia, inoltrando 400 firme. «Brondolo sta diventando un ghetto», hanno detto i residenti. Al Bragosso la situazione, anche se tenuta sotto controllo, è precaria: i letti erano ammassati, le pareti ammuffite e i bagni rotti. Prima che la prefettura facesse i trasferimenti i migranti lì dentro erano 58, dormivano in undici stanze, il che vuol dire di media cinque persone a camera. Poi 18 sono stati trasferiti nella palazzina di via Gradenigo a Brondolo.


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