Scontro sull'orario di lavoro: Fincantieri paralizzata dallo sciopero
MESTRE. Forti disagi al traffico a Mestre perr un corteo dei lavoratori dello stabilimento Fincantieri, da giorni in agitazione a causa dello scontro tra azienda e sindacati sui nuovi orari di lavoro, che rischia di far saltare i tempi di consegna delle navi in costruzione. Dall'azienda sono usciti circa 400 lavoratori, con striscioni e bandiere, che hanno raggiunto a piedi il centro di Mestre, da dove ora si stanno spostando per rientrare allo stabilimento. Inevitabili le difficiltà per il traffico automobilistico, che si sta svolgendo molto a rilento. La manifestazione è controllata dalle forze di polizia, ma non vi sono state situazioni di particolare tensione
Situazione sempre più tesa. Situazione sempre più tesa e davvero preoccupante alla Fincantieri per il braccio di ferro con i sindacati sui nuovi orari di lavoro che dura da due mesi, con blocchi degli straordinari che rischia di far saltare la costruzione della Viking Star e allungare la consegna della gigantesca Costa Diadema, che ha già oltre due mesi di ritardo. Dicono che Torstein Hagen – presidente di Viking River Cruises che ha ordinato la prima di quattro navi da crociera da 47 mila tonnellate di stazza – ieri, durante la sua visita alla Fincantieri di Porto Marghera, ha sbarrato gli occhi stupito e alzato le braccia quando ha visto la portineria presidiata da centinaia di lavoratori e tutto il cantiere in sciopero e ha saputo che i lavoratori che dovevano cominciare a costruire la sua nave erano appena stati messi in cassa integrazione.
Ad Hagen non è rimasto che osservare attonito le lamiere della Viking Star accatastate davanti alle officine di saldatura che ora potrebbero essere spostate – come riferiscono i sindacati – ai vicini cantieri di Monfalcone visto che gli operai in forza a Porto Marghera che potrebbero farlo sono stati messi in cassa integrazione, a carico dello Stato. Lo stesso Stato che, attraverso il ministero dell’Economia, è anche proprietario, al 100 % delle azioni di Fincantieri spa, alla cui guida c’è l’amministratore delegato Giuseppe Bono a cui i sindacati, a cominciare dalla Fiom-Cgil, addossano la colpa di «ricattare i lavoratori e la loro rappresentanza sindacale».
Anche Fim-Cisl e Uilm – malgrado a differenza della Fiom che l’ha rigettato, sono pronte a sottoscrivere la bozza d’accordo proposta dall’azienda dopo due giorni di negoziato, per poi sottoporla a referendum – accusano Fincantieri di aver fatto una «forzatura inaccettabile» e la invitano a ritirare la messa in cassa integrazione di una trentina di operai delle officine, comunicata agli interessati proprio il giorno prima della visita di Hagen a Porto Marghera. «È il vertice nazionale di Fincantieri» hanno spiegato ieri i segretari regionale e provinciale della Fiom, Giorgio Molin e Luca Trevisan «a volere forzare la situazione fino a questo punto drammatico al solo fine di imporre anche a Porto Marghera lo stesso accordo-fotocopia siglato a Castellamare, Sestri e Ancora, in modo da gestire gli orari di lavoro dei suoi dipendenti a piacimento allo scopo di farli lavorare di più, pagandoli di meno, e contemporaneamente utilizzare la cassa integrazione a spese dello Stato italiano e allargando agli appalti e ai subappalti lavori che prima si facevano in cantiere».
«Ma con una logica del genere» hanno aggiunto Molin e Trevisan affiancati dai delegati della Rsu «si va a sbattere contro il muro, come dimostrano i ritardi di consegna accumulati con Costa Diadema». I segretari della Fiom hanno guidato ieri mattina la delegazione di lavoratori in sciopero di Fincantieri che ha raggiunto la sede di Confindustria al Parco Vega, per ribadire che «la Fiom è pronta a siglare una accordo che comprenda i nuovi e più flessibili orari di lavoro, compreso il 6x6 e il 7x5, ma bisogna riaprire il tavolo della trattativa. Ma sulla base di una bozza di accordo diversa da quella che ci è stata proposta giovedì scorso da Confindustria e che mira solo ad allargare appalti e subappalti e utilizzare a suo piacimento la cassa integrazione straordinaria. Nonostante Fincantieri stessa ci ha detto a suo tempo che questo cantiere ha commesse di lavoro sicuro almeno per i prossimi tre anni».
La Cgil chiede uno stop delle ostilità per 48 ore. La Cgil chiede ai vertici della Fincantieri uno stop di 48 ore alle "ostilità" nel braccio di ferro allo stabilimento di Marghera per trovare un accordo sulla nuova flessibilità negli orari chiesta dall'azienda per completare più rapidamente le navi. Un tema sul quale si sono divisi anche i sindacati, e che oggi ha portato 400 tute blu dell'impianto veneziano a scendere in corteo per le strade di Mestre. «Chiediamo a Fincantieri di lavorare per ricercare una soluzione condivisa - ha detto il segretario della Cgil veneziana, Roberto Montagner - Si decida per 48 ore il blocco delle ostilità e l'azienda sospenda la cassa integrazione, non ponga il problema dello spostamento della nave in costruzione, non presenti come ultimativo il testo proposto alle organizzazioni sindacali, ma sia disponibile ad una trattativa volta a trovare un accordo».
Il segretario veneziano della Cgil ha lanciato anche un appello al ministro dello sviluppo, Flavio Zanonato, perchè faccia presente ai vertici di Fincantieri, «un'azienda pubblica quasi al 100%, l'enormità del ricatto aziendale di portar via produzioni da Marghera». «Zanonato - prosegue Montagner - spieghi all'ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, che Marghera era ed è uno dei poli industriali più importanti d'Europa, del quale il paese non può fare a meno, e che non spetta ad un'azienda pubblica remare contro il suo rilancio sottraendo lavoro all'area». «Zanonato, che ha più volte dichiarato l'importanza strategica di Marghera - prosegue Montagner -, impedisca che le scelte di un'azienda pubblica entrino in rotta di collisione con le politiche industriali e le strategie di contrasto al declino che sono in capo alla politica ed al Governo ed inviti l'amministratore di Fincantieri a riprendere il negoziato in un clima sereno e scevro da ricatti».
Mognato (Pd): "Riprendere subito il negoziato". "Bisogna compiere tutti gli sforzi necessari per arrivare ad una conclusione positiva della vertenza sulla flessibilità aperta in Fincantieri. Questa straordinaria realtà industriale è strategica per Marghera e per l'intero Paese. Non si può permettere che il duro confronto in atto metta in discussione il futuro produttivo, il lavoro e le sue condizioni. Marghera ha già pagato fin troppo lo smantellamento della produzione industriale con ricadute drammatiche dell'occupazione e della vitalità economica della nostra area. Rivolgiamo un appello affinché dopo le tensioni di queste ore si ritirino le lettere di cassa integrazione e riprenda il negoziato", è il commento di Michele Mognato, segretario provinciale del Pd di Venezia e componente commissione trasporti trasporti della Camera dei Deputati.
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