Scontri al raduno della Lega assolti ventinove no global

Per il giudice non ci fu resistenza a pubblico ufficiale. Assolto Beppe Caccia Occupazione dei binari: un anno a Tommaso Cacciari, 5 mesi ad altri 23 imputati
Di Roberta De Rossi
Militanti antilega e forze dell'ordine si affrontano oggi pomeriggio, 17 settembre 2011 ai piedi del ponte degli Scalzi a Venezia, nei pressi della stazione ferroviaria. ANSA/ANDREA MEROLA
Militanti antilega e forze dell'ordine si affrontano oggi pomeriggio, 17 settembre 2011 ai piedi del ponte degli Scalzi a Venezia, nei pressi della stazione ferroviaria. ANSA/ANDREA MEROLA

Assolti dall’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale i 29 noglobal veneziani e veneti accusati di aver lanciato contro gli agenti bastoni, sanpietrini, bottiglie, di averli colpiti con pugni e calci, facendo finire 13 al pronto soccorso. L’occasione: il presidio del 17 settembre 2011, alla vigilia del raduno della Lega Nord a Venezia. A quattro anni dai fatti, i giudici del Tribunale di Venezia - presidente Stefano Manduzio - hanno assolto i giovani dei centri sociali dall’accusa di resistenza, ma li hanno invece (in gran parte) condannati per interruzione di pubblico servizio, per l'occupazione dei binari della stazione di Santa Lucia, che seguì gli scontri.

Gli scontri. Così hanno deciso ieri i giudici in merito a quanto accadde quel 17 settembre: il giorno dopo si sarebbe svolto a Venezia l'ennesimo raduno padano della Lega Nord e ai noglobal era stato concesso un presidio di protesta davanti alla stazione Santa Lucia, ma negato il corteo, nonostante si fosse alla vigilia della festa padana. Ministro dell'Interno, era allora, Roberto Maroni.

Quel presidio si trasformò in una giornata ad alta tensione, con i manifestanti che si erano riuniti a migliaia in piazzale della stazione di Santa Lucia, con l'intenzione di protestare contro il raduno leghista, accusando il governo di politiche razziste sull’immigrazione. L’intenzione era quella di spostarsi in corteo. Risultato: gli agenti in assetto antisommossa avevano fatto un cordone all'imbocco di Lista di Spagna e nel faccia a faccia che ne era seguito, alla fine erano volate manganellate e fumogeni.

Agli imputati la Procura contestava lancio di bombe carta, pugni e calci, lesioni a ben tredici tra agenti e carabinieri rimasti feriti. Nel mezzo, era stato colpito alla testa anche il consigliere comunale della lista “In Comune” Beppe Caccia, ritrovatosi poi a sua volta al banco degli imputati.

Le assoluzioni. Il Tribunale ha ora stabilito che i giovani imputati - e tantomeno Caccia - non sono responsabili di alcuna aggressione o resistenza alle forze dell’ordine, assolvendoli e respingendo le richieste di condanna avanzate dal pm Giorgio Gava. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza, che probabilmente darà una lettura diversa sulle responsabilità degli scontri avvenuti.

Occupazione di binari. I giudici concordano invece con la Procura per quanto riguarda l'accusa di interruzione di pubblico servizio, con l’occupazione dei binari, seguita agli scontri: un anno di condanna per Tommaso Cacciari, ritenuto il "capo", responsabile di aver spinto i compagni a riversarsi in stazione. Cinque mesi di reclusione la condanna per gli altri imputati: Beniamin Pavel Bandean, Marco Baravalle, Luca Bertolino, Fabio Burigana, Marta Canino, Francesco Carnevale, Sofia Dabalà, Roberta De Galasso, Massimiliano Dittadi, Silvia Gallo, Nicola Grigion , Olol Jackson , Gabriele Lamastra, Vilma Mazza, Michael Melfi, Alessandro Merz, Nicholas Mongelli, Davide Mozzato, Christian Peverieri, Jacopo Povelato, Marco Scadurra, Michele Valentini e Enrico Zulian (pena sospesa per tutti, tranne Bandean, Bertolino, Grigion, Mazza, Merz, Mozzato, Zulian).

I commenti. «Ricorreremo in appello per il residuo di pena», il commento dell'avvocato difensore Romano, «ma quel che più ci premeva era proprio difenderci dall'accusa di resistenza a pubblico ufficiale: è una gran soddisfazione che i giudici abbiano capito che non c'è stata violenza da parte degli imputati». «Avevamo ragione noi», dice Beppe Caccia, «eravamo scesi in piazza per affermare pacificamente che “Venezia non si Lega”, che la città non era disposta ad essere usata come palcoscenico da forze politiche che, oggi ancora più di allora, propagandano intolleranza, discriminazione, odio». «Negare il diritto di manifestare a Venezia era stata una decisione assurda», commenta Michele Valentini, «perché eravamo alla vigilia del raduno leghista: il diritto di manifestare è nella Costituzione e per quello eravamo scesi in piazza contro un “no” politico».

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