Scontri al comizio di Salvini ora scattano le prime denunce

Identificati dagli agenti della Digos i partecipanti al “confronto” con le forze dell’ordine in via Palazzo Sull’accaduto una relazione, con alcuni nomi, è stata inviata dagli investigatori in Procura
Di Carlo Mion

Sono stati quasi tutti identificati i manifestanti protagonisti, domenica sera, della scaramuccia in via Palazzo che sono venuti a contatto con le forze dell’ordine schierate a protezione del leader leghista Matteo Salvini che parlava in piazza Ferretto. Ora arriveranno le denuncie. Un leggero scontro durante il quale sono volate manganellate e sono scoppiati alcuni petardi. Nulla di che rispetto a quanto avvenuto in altre città con feriti, contusi e lancio di uova. Una relazione con la quale la Digos ricostruisce l’accaduto sarà inviata in Procura, dove arriveranno anche le denuncie per i protagonisti della scaramuccia una volta identificati tutti. Si tratta di attivisti dei centri sociali Morion e Rivolta.

I manifestanti hanno tentato di forzare il cordone di polizia - circa 200 agenti - attorno a piazza Ferretto, durante il comizio elettorale di Matteo Salvini. I giovani, un centinaio in tutto, sono stati respinti con una carica di alleggerimento da parte delle forze dell'ordine mentre lanciavano fumogeni e almeno due petardi e avanzando protetti da tre gommoni in plastica, che tuttavia non hanno interrotto il comizio.

Il Movimento 5 Stelle di Venezia condanna in una nota «gli episodi di contestazione violenta messi in atto dai centri sociali per protestare contro la presenza a Mestre di Matteo Salvini. Pur non condividendo il pensiero del segretario della Lega e prendendo la distanza da molte sue rischiose esternazioni non tolleriamo che il dissenso possa esprimersi con una violenza che oltre a danneggiare la città mette in pericolo l'incolumità dei cittadini».

Secondo Franco Maccari, Segretario generale del sindacato di polizia Coisp: «Le assurde immagini cui abbiamo assistito a Mestre sono solo l’ennesimo esempio di come questa città, come altre, sia ostaggio di una mentalità che per principio giustifica tutto pur di contestare. Una mentalità che, è innegabile, si riscontra immancabilmente con aree e gruppi che fanno capo ai centri sociali che finiscono puntualmente per andare contro le prescrizioni di legge. Una mentalità che, a sua volta e “a cascata”, legittima l’atteggiamento di altri che si comportano come se intere porzioni di territorio fossero esenti dalle medesime regole che valgono per tutti i cittadini. Ma per chi fa sicurezza questo è inaccettabile, e non ha nulla a che fare con il diritto di dissentire, perché le Forze dell’Ordine devono far rispettare la legge, che vale per tutti».

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