«Scongiurata l’emergenza ambientale alla Vinyls»

Riconsegnata al curatore fallimentare Pizzigati l’area messa in sicurezza con 4,4 milioni di euro di fondi pubblici
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Porto Marghera/ Vinyls/ Sopralluogo dell’area dello stabilimento Vinyls
Foto Agenzia Candussi/ Scattolin/ Porto Marghera/ Vinyls/ Sopralluogo dell’area dello stabilimento Vinyls

PORTO MARGHERA. Una riconsegna che avviene ad otto anni dal 2009, quando iniziò l’agonia della Vinyls, oggi in fallimento. 250 i lavoratori rimasti senza lavoro.

Una restituzione quattro anni dopo l’attivazione del tavolo di Protezione civile, coordinato dalla Prefettura di Venezia, per la messa in sicurezza degli impianti industriali dove si produceva il Pvc. E nell’anno del centenario di Porto Marghera.

Il piano di emergenza è scattato “in via sostitutiva e in danno del soggetto inadempiente”, ovvero con gli enti locali, e lo Stato, a sostituirsi ad una proprietà “fantasma”. Le aree messe in sicurezza sono state riconsegnate ieri alla curatela fallimentare di Vinyls.

Vinyls, la consegna al curatore fallimentare dell'area dopo la demolizione

Per i sei interventi di demolizione, rimozione e bonifica degli impianti Cv 22-23-24 compresi serbatoi, cisterne, cassoni, sono stati spesi 4,4 milioni di euro resi disponibili dal Ministero dell'Ambiente su richiesta della Regione Veneto, utilizzando le risorse del programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale. Trattate quasi 5 mila tonnellate di sostanze in 20 mila metri quadri.

Ieri la consegna delle chiavi tra l'assessore regionale Roberto Marcato e il curatore fallimentare, Mauro Pizzigati, ha sancito l'atto finale del piano per evitare una emergenza ambientale di protezione civile.

È stata «scongiurata una emergenza ambientale della laguna di Venezia» hanno spiegato i due soggetti attuatori incaricati dal tavolo: la Veneto Acque spa, per la Regione, e il Comune di Venezia. Oggi al posto degli impianti demoliti e messi in sicurezza della Vinyls c'è una spianata di cemento bianco.

Sullo sfondo la seconda torcia della Vinyls che nelle prossime settimane sarà demolita dalla impresa Rigato. Domenica scorsa l’esercito ha fatto cadere la prima, quella più piccola.

Le analisi finora condotte, è stato spiegato, «dimostrano oggi il rispetto dei limiti allo scarico imposti dal Decreto Ronchi-Costa per tutte le sostanze clorurate utilizzate nel corso degli anni nei processi chimici dello stabilimento» in via di demolizione.

Ma questo non significa, precisa il curatore fallimentare Mauro Pizzigati, che l'emergenza è finita «perché le acque meteoriche non possono ancora sversare in laguna».

Pizzigati frena, come tutti l’entusiasmo: «Professionalmente e umanamente questa vicenda mi ha segnato. Non è facile firmare il licenziamento di 250 lavoratori, gestire serbatoi che rischiavano di tracimare ad ogni temporale. Il mio pensiero va anzitutto a loro, ai lavoratori. E poi ci sono i misteri: gli investitori spariti e i guadagni nell’acquisto dei terreni delle società collegate all’Oleificio Medio Piave».

Ora alla Vinyls c’è ancora da lavorare: terminata la messa in sicurezza degli impianti, oggi diventati grandi piazzali, il manufatto di raccolta delle acque meteoriche sarà «dotato di un presidio idraulico di pompaggio emergenziale in grado di convogliare le acque prive di clorurati, all’impianto SG31 per il loro definitivo allontanamento».

Dopo un periodo di monitoraggio, si deciderà per lo scarico diretto in laguna o meno. Il presidio e il monitoraggio qualitativo è assicurato sempre da Veneto Acque. Per settembre è programmato l’allontanamento di altre 40 tonnellate di sostanze pericolose oggi all’interno di una struttura dello stabilimento che sarà demolita come ultimo atto.

Il lungo lavoro di messa in sicurezza, ha evidenziato il capo di gabinetto, Natalino Manno a nome del prefetto Carlo Boffi, è un esempio di collaborazione «virtuosa tra pubblico e privato per prevenire emergenze ambientali in uno degli impianti industriali tra i più pericolosi d’Europa. La riconsegna è un input rivolto ad eventuali nuovi investitori per il rilancio di Porto Marghera».

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