Sconfitto dalla malattia in tre mesi

Cinto piange Paolo Vit, morto a 60 anni. La moglie ringrazia i sanitari del Cro
DE POLO - DINO TOMMASELLA - CINTO CAOMAGGIORE - VIT PAOLO
DE POLO - DINO TOMMASELLA - CINTO CAOMAGGIORE - VIT PAOLO

CINTO. Ancora un dramma colpisce la comunità cintese, dopo i lutti dei primi mesi dell’anno. A Natale la scoperta di un cancro, mercoledì invece ha lasciato la vita terrena. Se n’è andato a 60 anni Paolo Vit. Lascia nel dolore la moglie Luigina Vignaduzzo, il figlio Marco, i fratelli e le sorelle. I funerali verranno celebrati questa mattina alle 10 nella chiesa parrocchiale San Biagio di Cinto, dove la salma giungerà poco prima dalla Funeral Home della ditta Prosdocimo di Pordenone.

Paolo infatti è mancato al Cro di Aviano, cui saranno destinate le offerte che verranno raccolte durante i funerali. Vit verrà poi cremato. Ieri sera nella chiesa parrocchiale di Cinto è stato celebrato il rosario in suffragio. Paolo Vit non era originario di Cinto, ma qui si era stabilito e si era inserito perfettamente. Era nato a Sesto al Reghena, dove da tempo lavorava. Paolo Vit, infatti, è stato un dipendente della ditta Ispadue fino al 23 dicembre. Il male lo ha colto di sorpresa nel periodo natalizio. Vit non si è dato per vinto e ha seguito un ciclo di cure al Cro di Aviano. Al Centro di riferimento oncologico del pordenonese Vit, come hanno fatto sapere i familiari sull’epigrafe, è stato “amorevolmente assistito dal personale medico e infermieristico”. Anche la moglie, Luigina Vignaduzzo, ha voluto elogiare l’amore e la professionalità con le quali Paolo Vit è stato curato. «Ringrazierò per sempre il personale del Centro di riferimento oncologico - ha riferito. «Quando abbiamo scoperto la malattia ci è caduto un macigno addosso. Paolo è stato seguito fin da subito come un fratello. Questo un po’ ci conforta». Questa mattina saranno numerosi i colleghi che daranno l’ultimo saluto a Paolo. «Mio marito era un uomo molto riservato», conclude la moglie, «non amava i riflettori. Lo porteremo sempre nel cuore». (r.p.)

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia